I noli delle navi dry buk sprofondano nuovamente ai minimi storici
Dopo 21 sedute consecutive in calo, il Baltic Dry Index (l’indice del trasporto marittimo di rinfuse secche) oggi, venerdì 10 gennaio, ha rialzato timidamente la testa grazie a un lieve recupero delle navi bulk carrier della classe Capesize. Nella giornata odierna l’indice ha guadagnato 2 punti (+0,3%) attestandosi però ancora a quota 774 punti e […]
Dopo 21 sedute consecutive in calo, il Baltic Dry Index (l’indice del trasporto marittimo di rinfuse secche) oggi, venerdì 10 gennaio, ha rialzato timidamente la testa grazie a un lieve recupero delle navi bulk carrier della classe Capesize. Nella giornata odierna l’indice ha guadagnato 2 punti (+0,3%) attestandosi però ancora a quota 774 punti e tornando dunque sui minimi storici già visti nel mese di aprile del 2017.
Secondo Peter Sand, analisti di Bimco, hanno contributo a questo crollo diversi fattori fra cui la stagionalità, l’entrata in vigore di Imo 2020 e costi più elevati per il bunkeraggio.
Le rate di nolo giornaliere medie per le navi Capesize sono appena sotto i 9.500 dollari mentre le Panamax viaggiano a 6.900 dollari.
Il “Dry bulk fleet monthly update” della società di brokeraggio banchero costa evidenzia come anche i prezzi del naviglio usato abbiano riniziato a scendere di pari passo con i noli dopo la crescita degli ultimi tre anni. A fine 2019 le navi Capesize di 5 anni valevano intorno ai 34 milioni di dollari, le Panamax della stessa età circa 19 milioni, le Supramax 17 milioni e le Handysize da 28.000 tonnellate di portata valgono poco meno di 15 milioni di dollari.
Sul mercato delle nuove costruzioni, invece, una Capesize costa oggi circa 50 milioni di dollari, una Panamax poco meno di 30 milioni, una Supramax 27 milioni e una Handy attorno ai 24 milioni.
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