Genova maglia nera fra i big del Mediterraneo con un +0,4% di Teu nel 2019
Secondo i dati che i terminalisti hanno comunicato a SHIPPING ITALY, nel 2019 il porto di Genova ha chiuso (al netto di qualche movimentazione residua su alcune banchine non dedicate ai container) con 2.621.472 Teu, un valore in crescita dello 0,4% rispetto al valore definitivo del 2018 (comunicato dalla port authority) che era di 2.609.138 […]
Secondo i dati che i terminalisti hanno comunicato a SHIPPING ITALY, nel 2019 il porto di Genova ha chiuso (al netto di qualche movimentazione residua su alcune banchine non dedicate ai container) con 2.621.472 Teu, un valore in crescita dello 0,4% rispetto al valore definitivo del 2018 (comunicato dalla port authority) che era di 2.609.138 Teu.
Dai dati grezzi (al momento non è ancora possibile distinguere fra imbarchi, sbarchi, pieni, vuoti e trasbordo) si apprende che il 61% dei volumi containerizzati che transitano in porto passano dal terminal Psa Genova Prà, mentre la quota di mercato del Sech sotto la Lanterna è del 11,8%. La somma di questi due terminal (attualmente è la vaglio degli organi competenti un progetto di fusone) significherebbe un player di mercato che controlla ad oggi il 73% dei container che transitano da e per il porto di Genova (porto che nel suo complesso ha un market share a livello nazionale superiore al 32%.
Il Sech da solo, invece, pesa appena per meno del 12% sul totale dei Teu movimentati mentre il Genoa Port Terminal controlla poco più del 15%, l’Imt Terminal il 7,6% e infine il Terminal San Giorgio appena il 3,5%.
Diversi analisti e osservatori di economia portuale europea hanno fatto notare nei giorni scorsi che alcuni porti nel Mediterraneo stanno progressivamente facendosi largo nel contesto competitivo continentale ma Genova non risulta fra questi.
Jan Tiedemann, analista di Alphaliner, ha evidenziato ad esempio come nell’ultimo decennio il porto di Bremerhaven non sia stato in grado di tenere il passo di crescita Amburgo, ma soprattutto di Anversa e Rotterdam (in termini di numero di Teu movimentati). Al tempo stesso Tiedemann rileva anche come siano cresciuti in maniera davvero rilevante i volumi in scali del Sud Europa come Algeciras, Valencia e, soprattutto, Pireo.
Theo Notteboom, uno degli accademici più noti e stimati di economia marittima e portuale, recentemente ha pubblicato un report su Port Economics dove ha sintetizzato il trend rilevante dell’anno appena trascorso dicendo: “Il 2019 verrà ricordato come un anno che ha portato volumi notevoli di container nei porti europei, nonostante il trend abbia subito un rallentamento nel secondo trimestre. I dati anno su anno dei 15 principali scali europei nei primi nove mesi del’anno si sono rivelati particolarmente alti al Pireo (+20,7%), a Valencia (+8,3%), ad Algeciras (+7,2%), ad Amburgo (+6,9%) e ad Anversa (+6,4%). Crescono, anche se a ritmo inferiore, anche porti come Gdansk (+5%), Barcellona (+4,1%), Le Havre (+4%) e Rotterdam (+3,8%)”.
Notteboom infine aggiunge: “La movimentazione di container a Genova ha fato registrare una crescita prossima allo zero, mentre Bremerhaven, Felixstowe e Southampton dovrebbero aver chiuso l’anno con volumi in calo rispetto all’esercizio precedente”.
Va detto che il porto del capoluogo ligure, a differenza di Valencia, Pireo e Algeciras, non è attualmente hub di una compagnia di navigazione (nessun terminal portuale è dedicato, fatta eccezione per Calata Bettolo che deve ancora entrare in attività) e quindi ha una quota di transhipment limitata (circa il 12%) rispetto ad altri porti come quelli citati che invece presentano numeri molto elevati anche per questo fattore.
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