Venezia ha perso 1,6 milioni di tonnellate nel 2019
Nell’intero esercizio 2019 nel porto di Venezia il traffico merci si è assestato sui 24,9 milioni di tonnellate, in flessione del 5,9% rispetto all’anno precedente quando lo scalo aveva registrato il suo record storico di 26,5 milioni di tonnellate. Lo ha reso noto la locale Autorità di sistema portuale rilevando il calo delle rinfuse cerealicole […]
Nell’intero esercizio 2019 nel porto di Venezia il traffico merci si è assestato sui 24,9 milioni di tonnellate, in flessione del 5,9% rispetto all’anno precedente quando lo scalo aveva registrato il suo record storico di 26,5 milioni di tonnellate. Lo ha reso noto la locale Autorità di sistema portuale rilevando il calo delle rinfuse cerealicole (-28,7%) e dei prodotti minerari come carbone e lignite (-34,1%). Si è difeso meglio il comparto delle rinfuse liquide che ha perso comunque un 3,6% mentre è stato sostanzialmente stabile il comparto general cargo (-0,3%). Complessivamente si nota una diminuzione del numero totale di scali delle navi che nel 2019 sono stati 3.363 contro i 3.594 del 2018. Il traffico container ha fatto registrare una flessione del 6,1% nei Teu movimentati che si sono assestati per il 2019 sul valore di 593mila.
Meglio è andato al porto di Chioggia dove le merci sono cresciute del 28,9% e hanno raggiunto 1,3 milioni di tonnellate complessive, con buoni risultati per quanto riguarda le rinfuse solide (+15,1%) e il general cargo (+54%). Le toccate nave complessive sono salite a 360 dalle 336 registrate del 2018.
Pino Musolino, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale, ha così commentato i dati sul traffico merci: “Si misura in un milione e mezzo di tonnellate perdute la flessione dei traffici registrata nel corso del 2019 dal porto veneziano. Il nostro scalo ha un legame strettissimo con l’industria nordestina e ha risentito fortemente del rallentamento di tutta la manifattura europea e dello scenario di profonda incertezza internazionale. Fattori di ordine globale dunque ma anche il risultato di una burocrazia italiana che spesso non riesce a stare al passo dell’impresa e dei mercati e che finisce inevitabilmente per ostacolare la crescita e lo sviluppo”.
Musolino ha poi aggiunto: “L’esempio più evidente è sempre quello dei mancati dragaggi che ci ha portato a perdere traffici importanti, tra cui la linea diretta container con il Far East, un traguardo per cui avevamo speso risorse e duro lavoro. Nonostante tutto la conferma dell’interesse di primari operatori internazionali nei nostri confronti e i risultati incoraggianti del porto di Chioggia ci stimolano a continuare con rinnovata determinazione e moderato ottimismo”.
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