Oltre 6 milioni di Teu in meno nei porti cinesi per il Coronavirus
Secondo le stime di Alphaliner, uno dei più autorevoli centri di analisi e ricerca attivi nel settore del trasporto marittimo, le prolungate vacanze del Capodanno cinese e le misure attuate per frenare la diffusione del Coronavirus impatteranno in maniera significativa sulla movimentazione di container nei porti cinesi. Le previsioni parlano di un calo dei volumi […]
Secondo le stime di Alphaliner, uno dei più autorevoli centri di analisi e ricerca attivi nel settore del trasporto marittimo, le prolungate vacanze del Capodanno cinese e le misure attuate per frenare la diffusione del Coronavirus impatteranno in maniera significativa sulla movimentazione di container nei porti cinesi. Le previsioni parlano di un calo dei volumi in import-export superiore a 6 milioni di Teu. Una contrazione che si tradurrà su base annua in una minore crescita globale dei container movimentati di almeno lo 0,7%.
“L’impatto completo dell’epidemia di coronavirus cinese sui volumi dei container non sarà pienamente misurabile fino a quando i porti non annunceranno i loro numeri per il primo trimestre, ma i dati raccolti sugli scali settimanali delle navi container nei principali scali cinesi mostrano già una riduzione di oltre il 20% dal 20 gennaio 2020” si legge ancora nell’analisi di Alhaliner. Anche a febbraio i vettori marittimi hanno continuato a cancellare le partenze dei servii di linea per ridurre l’offerta di stiva e limitare i costi. Il fenomeno sta interessando anche l’Italia e l’impatto è negativo su tutto l’indotto, a partire dai terminal portuali, alle agenzie marittime, gli spedizionieri, i trasportatori e i servizi in genere.
L’annullamento delle partenze dovrebbe proseguire almeno fino a metà marzo, per questo Alphaliner prevede che l’atteso recupero dei volume potrà essere influenzato negativamente anche dopo la fine delle vacanze in Cina.
Nonostante la situazione attuale, i vettori stanno continuando le normali operazioni di carico e scarico delle merci in tutti i porti cinesi, ad eccezione del porto fluviale di Wuhan che nel 2019 aveva movimentato 1,7 milioni di Teu, pari al 6% del volume totale degli scali cinesi.
Il coronavirus minaccia non solo l’economia cinese, ma potenzialmente quella del mondo intero. “Il governo cinese dovrà avviare misure di stimolo di vasta portata per contrastare gli effetti economici del virus una volta che sarà stato contenuto” prevede il Bimco.
“Altri Paesi della regione, come il Giappone e la Corea del Sud – entrambi a bassa crescita nel 2019, con il Giappone in calo del 6,3% nel quarto trimestre del 2019 su base annua – potrebbero risentire degli effetti a catena della crisi del coronavirus. L’emergenza ha il potenziale di danneggiare le esportazioni di entrambi i paesi e di interrompere le catene di approvvigionamento, data l’interconnessione della produzione manifatturiera nella regione” si legge ancora nell’analisi.
Poiché le fabbriche e gli uffici in Cina rimangono chiusi per periodi prolungati, Bimco ritiene che ciò potrebbe influire anche sull’attuazione dell’accordo Fase Uno tra gli Stati Uniti e la Cina, soprattutto se quest’ultima dovesse trovarsi nell’impossibilità di aumentare le proprie importazioni dall’America degli importi concordati e scritti nell’accordo.
“Mentre la domanda di esportazioni di container fuori dalla Cina dipende da altri paesi, la prolungata chiusura del settore manifatturiero del paese limita la sua capacità di soddisfare questa domanda, danneggiando così il settore delle spedizioni containerizzate” ha concluso l’associazione che rappresenta gli armatori di tutto il mondo.
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER QUOTIDIANA GRATUITA DI SHIPPING ITALY