In Usa arriva il gigantismo navale mentre in Europa si teme la lenta circolazione dei container
Tra poche settimane l’America avrà l’occasione di conoscere per la prima volta le enormi navi portacontainer da oltre 20.000 Teu di portata, mentre in tutto il mondo vengono messe in atto misure drastiche per riposizionare i container sulla scia del Coronavirus che ha soffocato le catene di approvvigionamento. La società di ricerca e analisi Alphaliner […]
Tra poche settimane l’America avrà l’occasione di conoscere per la prima volta le enormi navi portacontainer da oltre 20.000 Teu di portata, mentre in tutto il mondo vengono messe in atto misure drastiche per riposizionare i container sulla scia del Coronavirus che ha soffocato le catene di approvvigionamento.
La società di ricerca e analisi Alphaliner riferisce infatti che Msc è pronta a spostare sul trade transpacifico la MSC Mia (23.756 Teu), che attualmente detiene il record della più grande nave portacontainer del mondo, così come MSC Nela (23.656 Teu di portata) trasferendole dai servizi dell’alleanza 2M fra Asia ed Europa.
“Rispetto alle navi da oltre 13.000 Teu che normalmente operano sui servizi transpacifici della 2M, l’impiego delle unità ribattezzate megamax consentirà alle compagnie di navigazione di trasportare sia i consueti volumi di merce più altri 6.000 Teu di container vuoti verso l’America” ha rilevato Alphaliner nel suo ultimo report settimanale.
Le partenze della Msc Mia e della Msc Nela incrementeranno a quattro il numero delle portacontainer megamax temporaneamente in servizio sulle rotte transpacifiche andando da aggiungersi alla Msc Oscar (19.224 Teu) che già fa scalo a Los Angeles questa settimana e alla Msc Anna (19.368 Teu) che verrà trasferita al nuovo collegamento alla fine di questo mese.
La drastica carenza di container vuoti a seguito dell’emergenze Coronavirus è però molto sentita anche in Europa. “Questo squilibrio dei container dovrebbe però essere di breve durata, dato che le esportazioni cinesi si sono nuovamente messe in moto” prevede Alphaliner, aggiungendo: “I volumi potrebbero addirittura raggiungere un picco in aprile, dato che gli importatori europei e statunitensi dovranno prima o poi ricostituire le loro scorte di prodotti Made in China”.
Lars Jensen, analista di Sea Intelligence, su Linkedn ha condiviso alcune riflessioni sul riposizionamento dei contenitori alla luce del crescente numero di casi di Coronavirus registrati in occidente. Secondo l’esperto l’aumento del numero di persone in quarantena in Europa lascia le aziende a corto di personale rallentando tutti i processi operativi. Pertanto, anche se un container viene consegnato in porto, non vi è alcuna garanzia che venga prelevato, svuotato e riconsegnato nei tempi previsti. Un rischio che tanto più in questi giorni può verificarsi in un’Italia alle prese con province fra loro isolate a compartimenti stagni. “L’effetto in Europa nelle prossime settimane sarà un rallentamento della velocità di circolazione dei container” ha scritto Jensen. “Questo a sua volta significherà un rallentamento nel riposizionamento dei box in Asia e, quindi, aumenterà ulteriormente la probabilità di vedere una carenza di container in Asia quando i volumi aumenteranno”.
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