Il Wall Street Journal mette a nudo i timori finanziari degli armatori italiani
Il Wall Street Journal ha dedicato un articolo allo shipping italiano (non lo faceva da molti anni) esplicitando chiaramente quanto l’armamento tricolore sia preoccupato dal fatto che l’emergenza Coronavirus possa ulteriormente aggravare lo stato di salute finanziario della marina mercantile nazionale. Menzionando le lettere appena inviate dalle associazioni di categoria Assarmatori e Confitarma al Ministero […]
Il Wall Street Journal ha dedicato un articolo allo shipping italiano (non lo faceva da molti anni) esplicitando chiaramente quanto l’armamento tricolore sia preoccupato dal fatto che l’emergenza Coronavirus possa ulteriormente aggravare lo stato di salute finanziario della marina mercantile nazionale.
Menzionando le lettere appena inviate dalle associazioni di categoria Assarmatori e Confitarma al Ministero dei Trasporti, nelle quali si chiedono (fra le altre cose) moratorie di 18 mesi, standstill di vario genere sulle ristrutturazioni finanziarie e garanzie pubbliche alle banche per concedere maggiore credito, il principale giornale finanziario statunitense ricorda che l’armamento italiano stava iniziando a uscire da una lunga fase di dolorose ristrutturazioni “ma – si legge – questo recupero potrebbe ora arrestarsi”. La causa sarebbe l’impatto della pandemia sull’economia locale e internazionale.
Nell’articolo viene riportato che Mario Mattioli, presidente di Confitarma, nella sua lettera al Governo avrebbe esplicitamente posto l’attenzione sul fatto che molti tavoli per le ristrutturazioni dei debiti con le banche sono ancora aperti ma con il divieto di spostarsi non è possibile partecipare ai meeting. Il timore suo e dei suoi colleghi è quello che le società armatoriali possano andare in default sui termini di rimborso dei prestiti rischiando in ultima istanza il fallimento secondo quanto riporta il Wall Street Journal, che attribuisce queste parole a Mattioli.
Il giornale menziona un passaggio della lettera inviata da Confitarma al Governo nel quale si dice: “Ci troviamo in una condizione per cui c’è l’impossibilità di discutere questa situazione e al tempo stesso i finanziatori (le banche, ndr) decidono di procedere con le vendite dei crediti in sofferenza ai fondi d’investimento”. Che questo rischia sia reale e attuale lo si desumeva piuttosto facilmente dall’insistenza con cui entrambe le associazioni di categoria nelle loro missive richiamavano l’attenzione del Governo sulla necessità di uno scudo e di supporto pubblico agli armatori nel rapporto con il mondo finanziario.
Una figura di vertice di Asarmatori, sempre secondo il giornale statunitense, avrebbe detto che con frequenza sempre maggiore navi battenti bandiera italiana vengono respinte da vari porti in giro per il mondo. “Alcuni paesi come Arabia Saudita, Angola e Algeria non lasceranno ormeggiare in banchina le nostre navi o le costringeranno a lunghe attese in rada” avrebbe detto un non meglio precisato executive dell’associazione presieduta da Stefano Messina. Che poi avrebbe aggiunto: “Una delle nostre navi è stata messa in quarantena per 14 giorni a New York. Si tratta di una criticità preoccupante perché siamo sulla black list fra i Paesi più contagiati e ci sono grossi ritardi nei tempi di consegna dei carichi”.
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