Terminal passeggeri chiedono l’azzeramento dei canoni invocando la causa di forza maggiore
Assiterminal, l’associazione italiana dei terminal portuali, ha scritto al Governo chiedendo per conto delle stazioni marittime un azzeramento o quantomeno una significativa riduzione dei canoni demaniali per tutto il 2020 modificando quanto previsto dal decreto Cura Italia che prevede solo una sospensione degli ‘affitti’ fino a fine luglio. L’associazione guidata dal presidente Luca Becce motiva […]
Assiterminal, l’associazione italiana dei terminal portuali, ha scritto al Governo chiedendo per conto delle stazioni marittime un azzeramento o quantomeno una significativa riduzione dei canoni demaniali per tutto il 2020 modificando quanto previsto dal decreto Cura Italia che prevede solo una sospensione degli ‘affitti’ fino a fine luglio. L’associazione guidata dal presidente Luca Becce motiva questa richiesta adducendo anche la possibilità per i terminalisti di invocare la causa di forza maggiore di fronte all’impossibilità di pagare quanto dovuto da contratto.
Nella lettera indirizzata al premier Giuseppe Conte e ai ministeri dell’Economia e dei Trasporti, il cui oggetto è “richiesta di azzeramento dei canoni demaniali per terminalisti”, Assiterminal scrive per conto di tutte le Stazioni Marittime Italiane (tra cui Venezia, Genova, Civitavecchia, Napoli, Cagliari, Catania, Trieste, Ravenna, Livorno, Messina, solo per citare le principali) al fine di richiedere una modifica e integrazione all’art. 92 del D.L. 18/2020 relativamente alla prevista parziale sospensione dei canoni demaniali marittimi.
L’associazione premette che l’emergenza epidemiologica da Covid-19 e le misure di contingentamento adottate per contrastare la diffusione del virus, stanno determinando il totale azzeramento del settore turistico e in particolare del traffico crocieristico in Italia e nel mondo. “Si ritiene, verosimilmente, che la particolarità del traffico crocieristico e gli accadimenti degli ultimi giorni legati nello specifico alle navi passeggeri, non consentiranno una ripresa del settore prima del 2021” sostiene l’associazione. Che poi aggiunge: “È evidente che tale circostanza sta comportando e comporterà una pressoché totale assenza di entrate 2020 per tutte le realtà che, in vario modo, fanno parte della filiera crocieristica. E ciò diviene ancora più impattante se si considera che le società che gestiscono le stazioni marittime italiane – spesso partecipate dai maggiori gruppi mondiali del settore (Msc, Royal Carribean, Carnival…) che risultano, quindi, doppiamente danneggiati – sono comunque tenute al versamento di elevati canoni demaniali alle rispettive Autorità di Sistema Portuale, il più delle volte non collegati, nella loro determinazione, all’entità del traffico effettivamente movimentato.
Assiterminal entra poi nel vivo della questione dicendo che la sospensione per quattro mesi dei canoni demaniali è una misura che appare del tutto insufficiente a tutelare le imprese e i loro dipendenti. I terminalisti arrivano a invocare la causa di forza maggiore: “È indiscutibile – scrive infatti Assiterminal – il fatto che la situazione di emergenza epidemiologica in atto, che sta incidendo in misura radicale e irreparabile sul settore dell’industria croceristica e delle attività strumentali, configuri evento imprevedibile di forza maggiore, ufficialmente e inequivocabilmente accertato dal Governo italiano e dalle Autorità Sanitarie italiane e internazionali, e che i provvedimenti cogenti adottati per contrastare tale evento rientrino a pieno titolo nel c.d. factum principis impeditivo di comportamenti e atti rilevanti nell’ambito dei rapporti contrattuali all’interno del settore. Tanto è evidente che nel medesimo decreto legge 18/2020, il Governo ha previsto espressamente (art. 91) che le misure di contingentamento in atto siano da valutarsi automaticamente ed ex lege ai fini dell’esonero della responsabilità contrattuale, con ciò consentendo il mancato adempimento delle obbligazioni assunte dalle parti”. Per l’associazione è evidente che sussistono oggettivamente le condizioni per sospendere tutti gli adempimenti contrattuali in essere fintanto che la situazione di emergenza perdura.
Ma c’è di più. “Nel caso specifico di locazione o concessione di beni, l’oggettiva impossibilità di utilizzo dei beni per il fine proprio per i quali sono stati locati o concessi determina una chiara situazione di sopravvenuta eccessiva onerosità del canone corrisposto, facendo sorgere il diritto per il soggetto danneggiato di ottenere un riequilibrio del rapporto obbligatorio, ai sensi dell’art. 1464 e 1467 c.c.” aggiunge ancora Assiterminal nella sua lettera. Le medesime considerazioni, “valgono anche con specifico riferimento alle obbligazioni derivanti da concessioni demaniali portuali che per loro natura prevedono il pagamento di un canone a fronte di un diritto di esercitare una determinata attività sul bene concesso”.
Secondo l’associazione dei terminalisti è chiaro quindi che, “un’inaspettata impossibilità di utilizzo del bene medesimo, anche solo temporanea, che sia imputabile a cause esterne, impone non tanto la sospensione del canone, quanto una sua soppressione o significativa riduzione per un corrispondente periodo, proprio in applicazione dei citati principi generali di diritto comune (art. 1218 c.c. – impossibilità sopravvenuta per causa non imputabile al soggetto inadempiente e artt. 1464 e 1467 c.c. – impossibilità parziale e risoluzione per eccessiva onerosità). Nonché in linea con quanto disposto dall’art. 45 del codice della navigazione che, nella sua ormai riconosciuta interpretazione estensiva, riconosce il diritto per il concessionario di ottenere una riduzione adeguata del canone in caso di modificazioni – anche funzionali – del bene concesso che ne determino una restrizione nell’utilizzo”.
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