Break bulk: +8% in Italia con Ravenna e Taranto indiscussi protagonisti
Nel 2019, secondo i dati appena resi pubblici da Assoporti, le movimentazioni di merci varie non unitizzate (break bulk) sono state sulle banchine italiane pari a 23.371.063 tonnellate, vale a dire poco meno del 5% di tutti gli imbarchi e sbarchi cargo, ma con un impatto sul lavoro portuale nettamente superiore rispetto ad esempio alle […]
Nel 2019, secondo i dati appena resi pubblici da Assoporti, le movimentazioni di merci varie non unitizzate (break bulk) sono state sulle banchine italiane pari a 23.371.063 tonnellate, vale a dire poco meno del 5% di tutti gli imbarchi e sbarchi cargo, ma con un impatto sul lavoro portuale nettamente superiore rispetto ad esempio alle rinfuse secche e liquide. Comparato con l’anno precedente (21.627.783 tonnellate), il dato del 2019 mostra una crescita dell’8% per il traffico di merci varie nel nostro Paese.
L’analisi di queste statistiche condotta da SHIPPING ITALY mostra come Ravenna sia il primo scalo d’Italia con 6.426.155 tonnellate di merci varie movimentate, seguita da Taranto con 4.610.246 tonnellate, Cagliari con 2.686.610 tonnellate, Venezia con 2.264.419 tonnellate e Livorno con 1.703.721 tonnellate. Questi primi cinque porti da soli rappresentano il 75% del volume di carichi break bulk complessivamente movimentati in tutto lo Stivale.
Seguono poi Trieste (1.201.645 tonnellate), Salerno (946.376), Monfalcone (879.080), Savona – Vado (779.287), Chioggia (553.500), Genova (519.937), Marina di Carrara (503.374) e Brindisi (120.273).
In termini di merceologie imbarcate e sbarcate i prodotti siderurgici la fanno da padrone e proprio per questa ragione l’andamento dell’attività economica di Arcelor Mittal Italy (l’ex Ilva) potrà influire notevolmente su questa speciale classifica nel 2020.
LEGGI qui le statistiche dei porti italiani pubblicate da Assoporti
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