Msc vuole aprire alla libera concorrenza il lavoro portuale a Napoli
Non solo autoproduzione per le operazioni di carico e scarico dei traghetti di Grandi Navi Veloci, il Gruppo Msc nel porto di Napoli vuole anche maggiore concorrenza all’interno del porto per la fornitura temporanea di manodopera. Non più, dunque, una concorrenza per il mercato come avviene attualmente ma nel mercato del lavoro portuale. È questo, […]
Non solo autoproduzione per le operazioni di carico e scarico dei traghetti di Grandi Navi Veloci, il Gruppo Msc nel porto di Napoli vuole anche maggiore concorrenza all’interno del porto per la fornitura temporanea di manodopera. Non più, dunque, una concorrenza per il mercato come avviene attualmente ma nel mercato del lavoro portuale. È questo, infatti, uno dei punti salienti (non l’unico) del contributo a firma di Pasquale Legora de Feo, amministratore delegato e presidente del terminal container Conateco (controllato al 100% da Msc appunto), pubblicato sul periodico ‘Porti campani in rete’ edito dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale.
Nel suo intervento intitolato “Il traffico container all’epoca del coronavirus. Situazione attuale e prospettive per il futuro” il numero uno del terminal Conateco, parlando delle misure da adottare una volta superata l’attuale fase emergenziale causata dal Covid-19, afferma: “Un’altra riforma indifferibile è quella del lavoro portuale, ove andrà superata la logica della riserva ad unico soggetto della fornitura di manodopera temporanea, aprendo il mercato alla concorrenza tra più soggetti”. Insomma Msc vorrebbe più di un prestatore di manodopera portuale attivo nello scalo del capoluogo partenopeo evidentemente al fine di poter beneficiare, come terminalista e come compagnia di navigazione, di tariffe più competitive.
La proposta lanciata da Legora de Feo, che si somma, come detto, alla battaglia in atto da tempo per poter svolgere in autoproduzione il rizzaggio e derizaggio dei carichi rotabili a bordo dei traghetti di Gnv, è di totale rottura rispetto allo status quo che trae origine dal d.lgs. n. 276 del 2003 che a sua volta aveva parzialmente riformato quanto previsto dall’art.17 della legge n.84 del 1994. C’è da aspettarsi che su questa proposta del vertice di Conateco le compagnie portuali italiane, in primis quella di Napoli ma anche l’associazione di categoria Ancip, siano pronte a dare battaglia. Tanto più considerato il momento di grave difficoltà che stanno vivendo per l’impatto del coronavirus sui traffici marittimi.
L’amministratore delegato di Conateco nel suo intervento però affronta anche altri argomenti importanti. Sempre per il dopo-Covid-19 parla anche della “necessità di ripensare in maniera organica alle riforme occorrenti al settore portuale: in primis mi riferisco alla necessità di rivisitare la misura dei canoni concessori, unificandola a livello nazionale, onde evitare inaccettabili e superate sperequazioni tra porti diversi, a volte anche all’interno dell’area di competenza di una stessa AdSP”. Secondo Legora de Feo “il superamento della crisi potrà avvenire non attraverso misure estemporanee (che pur possono avere una utilità contingente nel breve), ma trovando il coraggio di affrontare una volta per tutte, con azione realmente riformatrice, le annose problematiche strutturali che affliggono la portualità italiana”.
A proposito dell’attualità e dello scenario di breve sta continuando a mantenere i propri livelli di movimentazione, in qualche caso addirittura migliorandoli come avvenuto nel mese di marzo con un +12,5% di Teu movimentati rispetto allo steso mese del 2019 e arrivando a movimentare quasi 50.000 Teu.
Secondo Legora de Feo le Autorità di Sistema Portuale devono andare maggiormente incontro alle esigenze delle imprese e fare uno sforzo in più rispetto ad esempio alla temporanea sospensione dei canoni concessori prevista dal Decreto Cura Italia. “Nei giorni scorsi ho inviato, quale presidente di Conftrasporto Campania, un’istanza ai vertici dell’Autorità di Sistema e della Regione per chiedere l’adozione di urgenti misure di contrasto alla crisi finanziaria ed economica del comparto portuale, articolata in diversi punti” aggiunge ancora il manager partneopeo. “Come comunità portuale abbiamo chiesto l’azzeramento totale di tutti i canoni concessori a decorrere dal mese di marzo fino a tutto dicembre 2020, e anche oltre se necessario, non solo per le imprese di cui agli articoli 16 e 18, ma anche per tutte le altre realtà imprenditoriali e di servizi (come ad esempio le stazioni marittime, i cantieri navali, attività parcheggio, servizi di biglietteria, approdi turistici, arenili ecc.), oltre al riconoscimento della possibilità di dilazionare senza interessi o more, per un periodo di almeno 36 mesi, eventuali debiti pregressi maturati, a qualsiasi titolo, dalle suddette imprese.
In aggiunta abbiamo chiesto che vengano rideterminati i canoni demaniali nella misura minima prevista dalla Circolare Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti prot. 023 del 09/12/2019, e che venga avviato un tavolo tecnico, tra Enti (AdSP, Comune, Agenzia del Demanio e del Territorio) e le parti sociali/associazioni per risolvere problematiche di grande e negativo impatto quale quella dell’applicazione sugli immobili demaniali di gravose tassazioni per IMU e altro”.
Nicola Capuzzo
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