Si allontana la ripartenza delle crociere: braccio di ferro fra compagnie e Stati
Chi pensa che una volta risolta l’emergenza coronavirus il mondo delle crociere possa semplicemente e subito tornare e navigare come faceva prima si sbaglia. L’emergenza sanitaria ancora in corso rischia di travolgere e stravolgere molti aspetti delle vacanze in nave a partire dalle attrazioni di bordo, dagli spazi, dal numero di passeggeri che si possono […]
Chi pensa che una volta risolta l’emergenza coronavirus il mondo delle crociere possa semplicemente e subito tornare e navigare come faceva prima si sbaglia. L’emergenza sanitaria ancora in corso rischia di travolgere e stravolgere molti aspetti delle vacanze in nave a partire dalle attrazioni di bordo, dagli spazi, dal numero di passeggeri che si possono imbarcare e di conseguenza impattare sulla redditività delle navi e dell’intero business.
A proposito di soldi (e di indotto) fra le compagnie di navigazione e diversi Stati sta prendendo forma un vero e proprio braccio di ferro: da un lato i privati chiedono di poter ripartire il prima possibile (ne è un esempio l’annuncio di Carnival Cruise Line che pensa di mollare gli ormeggi ad agosto), dall’altro i decisori pubblici che vogliono prima essere sicuri che casi come quello della nave Diamond Princess e alcuni navi di Costa Crociere (con un elevato numero di contagi a bordo) non si ripetano più. E non si tratta, a quanto pare, solo di un problema degli ultimi mesi.
Finora il braccio di ferro è stato tenuto abbastanza lontano dalla luce dei media ma il lavoro delle lobby è in pieno fermento. Anche in Italia Msc Crociere e Costa Crociere, secondo quanto dichiarato recentemente dai rispetti vertici ad alcuni magazine di turismo, vorrebbero poter pianificare e iniziare a vendere itinerari estivi fra diversi porti del nostro Paese. Assarmatori, l’associazione di categoria a cui aderisce Clia Italy (a sua volta l’associaizone mondiale delle compagnie crocieristiche), in una nota pubblica di critica verso il Dl Rilancio ieri ha scritto: “In Italia le compagnie crocieristiche non solo devono far fronte alle difficoltà di rientro dei marittimi nelle loro nazioni di provenienza per i divieti posti dai vari Governi, ma non possono nemmeno attraccare nei porti italiani per mettere le navi in disarmo, a causa di un inspiegabile blocco imposto con i decreti emergenziali. Una scelta tanto miope quanto autolesionista: tenere lontano in un momento così critico chi ha garantito in questi anni la crescita più consistente degli incassi turistici non è certo prova di lungimiranza”.
Molto più alta è la tensione negli Stati Uniti fra le autorità pubbliche e i colossi delle crociere, in particolare il leader di mercato Carnival Corporation. In un messaggio rivolto genericamente all’industria del divertimento a bordo, il responsabile dell’unità marittima dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), organismi di controllo sulla sanità pubblica degli Stati Uniti d’America, è stato appena rimproverato alle compagnie l’atteggiamento che stanno adottando. “In questo momento servono sforzi importanti per prevenire la diffusione del contagio” è scritto nella comunicazione, mentre “Cdc è al corrente, grazie a varie fonti, che a bordo delle navi continuano a essere adottati comportamenti contrari a quanto previsto dal No Sail Order” (il provvedimento normativo che ha fermato le crociere). L’elenco delle inadempienze è lungo: mancato rispetto della distanza sociale, avvicendamenti di equipaggi quando le navi si trovano fuori dalle acque statunitensi, mancata sistemazione dei membri dell’equipaggio in cabine singole con bagno privato, mancato rispetto del divieto di assembramento, mancata chiusura dei bar, delle palestre e altri luoghi simili a bordo della navi. “Le compagnie devono indagare e redigere un rapporto scritto spiegando i motivi per cui questi casi di mancato rispetto delle regole stanno avendo luogo e quali azioni correttive stanno adottando per evitare che ciò accada ancora” è scritto sempre nella comunicazione dei Cdc.
Al fine di dimostrare che non si sta scherzando, l’agenzia per la sanità pubblica statunitense ricorda che “violazioni al No Sail Order sono perseguibili anche penalmente sia nei confronti della compagnia che dei suoi manager” e possono portare anche “all’immediata sospensione o alla revoca del permesso di operare crociere in acque statunitensi”.
Un addetto della Cdc che si occupa espressamente di crociere, dopo aver constatato le negligenze e bordo di diverse navi, secondo i media americani avrebbe affermato che si fa fatica a considerare Carnival solo come una vittima del Covid-19.
Persino peggiore è poi il tenore della comunicazione che il Comitato sui trasporti e le infrastrutture della U.S. House of Representatives ha inviato l’1 maggio ad Arnold Donald, amministratore delegato di Carnival Corporation, nella quale l’industria crocieristica senza mezzi termini viene accusata di non essere stata in grado fino ad oggi di arginare la diffusione di epidemia e malattie a bordo. Il coronavirus affermano sia l’ultimo di una lunga serie di casi in cui si è palesata l’inadeguatezza della macchina organizzativa nel saper gestire situazioni d’emergenza sanitaria (vengono menzionati i casi recenti della Diamond Princess, della Grand Princess, della Oasis of the Seas nel 2019 e altri precedenti).
“Le navi da crociera garantiscono terreno fertile per la diffusione di contagi per le condizioni ambientali e per la loro struttura dove passeggeri fra loro e membri di equipaggio convivono a stretto contatto per periodi prolungati di tempo, imbarcando e sbarcando frequentemente da diversi Paesi nel’arco di ogni itinerario” spiega la Commissione. Che poi ricorda come dalle navi da crociera il contagio di Covid-19 si è sparso verso 15 Stati degli Stati Uniti.
“Il nostro Comitato, il Congresso Usa e l’intera popolazione americana deve essere sicura che l’industria globale delle crociere, e in particolar modo il gruppo Carnival Corporation, stiano adottando le misure necessarie al fine di garantire che la sicurezza dei viaggiatori e dei membri dell’equipaggio sia la priorità numero uno quando le navi torneranno a navigare” è scritto nella missiva destinata a Donald.
Poi si legge ancora: “Finora la crociera ha rappresentato un’occasione di svago e di fuga dalla quotidianità dove potersi rilassare e divertire in maniera spensierata ma auspichiamo che la realtà attuale imposta dal Covid-19 imponga d’ora in poi alle compagnie maggiore enfasi sulla salute e sulla sicurezza a bordo. Cosa che purtroppo non sta avvenendo a giudicare dalla strategia commerciale del gruppo formato da 9 brand e 109 navi”. La comunicazione evidenzia a questo proposito che fino a pochi giorni fa nessuna delle home page delle compagnie controllate da Carnival Corporation (e cita esplicitamente Carnival Cruise Line, Princess Cruises, Holland America Line, Seabourn, P&O Cruises Australia, Costa Cruises, AIDA Cruises, P&O Cruises UK e Cunard21) menzionasse o valorizzasse in qualche modo le necessarie precauzioni che compagnie e viaggiatori dovranno adottare quando le navi potranno tornare a salpare. A questo proposito Carnival Corporation dovrà anche dimostrare quali procedure di sicurezza e di prevenzione contro i contagi di malattie a bordo ha adottato dallo scorso 1 gennaio fornendo anche prova delle comunicazioni e delle corrispondenza intercorsa a bordo delle navi e con lo staff di terra. Il tutto dovrà pervenire al Commitee entro questa settimana. La ripartenza delle crociere di Carnival negli Usa dipende da quando arriveranno e quanto convincenti saranno le risposte alle richieste avanzate dalle autorità statunitensi. In Italia le procedure potrebbero seguire lo stesso esempio.
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