Taranto rimette in discussione le banchine in concessione ad Arcelor Mittal
Il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, che prima di diventare il primo cittadino era (ed è ancora un agente marittimo), ha scritto al presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio, Sergio Prete, richiedendo aggiornamenti sulla rivisitazione delle vaste concessioni di banchine e infrastrutture assegnate in esclusiva allo stabilimento siderurgico. Secondo Melucci c’è “ormai troppa […]
Il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, che prima di diventare il primo cittadino era (ed è ancora un agente marittimo), ha scritto al presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio, Sergio Prete, richiedendo aggiornamenti sulla rivisitazione delle vaste concessioni di banchine e infrastrutture assegnate in esclusiva allo stabilimento siderurgico.
Secondo Melucci c’è “ormai troppa Ilva per Taranto, i livelli produttivi, la prospettiva tecnologico-industriale e i comportamenti verso la città, i lavoratori e l’indotto non giustificano affatto la riserva di tutti quegli spazi a terra e a mare per lo stabilimento siderurgico”. La considerazione scaturisce dai “numerosi incontri tenuti dall’amministrazione comunale negli scorsi giorni con gli altri Enti locali ed i comparti produttivi ionici e dalle loro sollecitazioni ormai ricorrenti sul punto”.
Il comune di Taranto, si legge in una nota, “già nei mesi scorsi, aveva formulato all’Autorithy portuale l’istanza di avviare uno studio formale e oggettivo, che valutasse l’indice di utilizzo dei citati moli e calcolasse quanto gettito pubblico e quanta competitività il sistema economico territoriale perde ogni anno a causa di questi spazi sottratti ad iniziative commerciali e turistiche, certamente più sostenibili”.
La conclusione del sindaco è questa: “Oggi appare evidente che Arcelor Mittal abbia solo due interessi a non mollare ancora la presa su Taranto: le quote di mercato che non vuole cedere ai concorrenti europei in questa congiuntura assai negativa e la poderosa piattaforma logistica costituita dal nostro porto. Se non si impegna finalmente per Taranto, faremo comprendere al gruppo franco-indiano che queste positività non sono affatto acquisite. Lo stabilimento deve ormai arretrare dal tessuto urbano, per questioni sanitarie, ambientali e persino economiche. Si inizi con il liberare il porto per le nostre Pmi e le nostre energie”.
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