Venduta per demolizione la nave che diede il via alla stagione del gigantismo
La nave portacontainer Kokura, unità da 7.400 Teu di capacità costruita nel 1997, è stata venduta per demolizione. Lo rivela Tradewinds e Theo Notteboom, noto accademico e studioso di economia marittima e dei trasporti, ha ricordato che “questa classe di navi ha generato un’onda d’urto nell’industria portuale e marittima a metà degli anni ’90 in […]
La nave portacontainer Kokura, unità da 7.400 Teu di capacità costruita nel 1997, è stata venduta per demolizione. Lo rivela Tradewinds e Theo Notteboom, noto accademico e studioso di economia marittima e dei trasporti, ha ricordato che “questa classe di navi ha generato un’onda d’urto nell’industria portuale e marittima a metà degli anni ’90 in quanto ha rappresentato un notevole incremento rispetto alle navi Panamax esistenti fino quel periodo (in genere circa 5.000 Teu di capacità)”.
In questa sua riflessione Notteboom aggiunge: “Ricordo ancora le reazioni nervose in molti porti come Anversa e Amburgo quando queste navi furono introdotte. L’ascesa di queste navi classe post-Panamax, combinata con la rapida crescita del commercio internazionale, ha portato a uno tsunami senza precedenti di progetti di espansione e sviluppo di terminal e di programmi di accessibilità nautica nei porti, in particolare in Europa e in Estremo Oriente”.
In pratica con questa serie di navi che ha preso origine l’ondata di gigantismo navale che ancora oggi pare non essersi arrestata. “I requisiti di capitale legati a queste navi e alle (nuove) strutture dei terminal associati hanno innescato la formazione di alleanze nel settore del trasporto di container a partire dalla metà degli anni ’90 e l’internazionalizzazione delle società che gestiscono i terminal container (si noti che Hutchison Ports, Psa e altre società sono diventate tutte internazionali alla fine degli anni ’90). Le navi Kokura e le altre navi post-Panamax di quell’epoca hanno così contribuito a trasformare l’intera attività portuale e marittima dei container” è la conclusione del professore.
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