Perseveranza di Navigazione verso la chiusura della ristrutturazione con i fondi (forse)
La shipping company partenopea Perseveranza di Navigazione è in questi giorni il dossier più caldo sulle scrivanie delle banche e, soprattutto, dei fondi d’investimento ai quali sono stati ceduti i relativi crediti non performing, ma servirà ancora tempo per arrivare a una conclusione. Fino a qualche giorno fa si parlava di almeno ancora un mese […]
La shipping company partenopea Perseveranza di Navigazione è in questi giorni il dossier più caldo sulle scrivanie delle banche e, soprattutto, dei fondi d’investimento ai quali sono stati ceduti i relativi crediti non performing, ma servirà ancora tempo per arrivare a una conclusione. Fino a qualche giorno fa si parlava di almeno ancora un mese ma ogni giorno si susseguono ‘colpi di scena’. La shipping company partenopea preferisce non esprimersi.
A inizio marzo i vertici di Pillarstone avevano annunciato a SHIPPING ITALY che fra i dossier più importanti ancora ‘in progress’ c’era quella relativo alla società armatoriale controllata dalla famiglia D’Amato, proprietaria al 100% di sei navi e al 50% di ulteriori due unità (della joint venture Fertilia con Filippo Lembo). Si tratta di quattro navi cisterna MR2 e LR1 e quattro bulk carrier Post-Panamax e Panamax.
Sempre secondo quanto appreso dalla nostra testata l’operazione, che sarà portata a termine con una ristrutturazione del debito ex articolo 182-bis, è ancora in corso e richiederà ancora settimane per essere portata a termine. L’esposizione finanziaria della sola Perseveranza di Navigazione Spa si aggira intorno ai 150 milioni di euro, ma si arriva a circa 215 milioni considerando le altre società controllate o partecipate.
Secondo quanto rivela Tradewinds tre saranno i soggetti finanziari coinvolti: Pillarstone Italy, che già controlla il credito relativo a quattro navi, Dea Capital, cui fanno capo ulteriori tre unità, e Taconic Capital, che a sua volta figura fra i creditori di una nave. Soprattutto quest’ultimo soggetto, diversamente da Dea e Pillarstone, ha un approccio differente in merito alla gestione dell’asset che vorrebbe vendere non appena le condizioni di mercato rendono l’operazione conveniente e proprio le divergenze di vedute con questo creditori stanno creando le criticità maggiori in vista di una possibile chiusura della ristrutturazione. Gli altri due fondi, come da tradizione, inseriranno invece gli asset nei rispettivi portafogli per poi mantenerne la gestione finanziaria e commerciale. Quella tecnica di cinque unità sarà invece lasciata a Perseveranza che avrà così modo di mantenere aperta e attiva la propria struttura aziendale.
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