La norma dell’Anac sul pantouflage secondo Rossi (Assoporti) è da eliminare
La norma che impone ai presidenti di port authority (e più in generale alle figure apicali della pubblica amministrazione) di non poter ‘accasarsi’ prima di tre anni presso le aziende che hanno regolato secondo il presidente di Assoporti, Daniele Rossi, è da cancellare, o quantomeno da rivedere profondamente. Lo ha detto in un’intervista a PortNews […]
La norma che impone ai presidenti di port authority (e più in generale alle figure apicali della pubblica amministrazione) di non poter ‘accasarsi’ prima di tre anni presso le aziende che hanno regolato secondo il presidente di Assoporti, Daniele Rossi, è da cancellare, o quantomeno da rivedere profondamente. Lo ha detto in un’intervista a PortNews prendendo spunto dal caso di attualità che riguarda (in realtà al contrario) Zeno D’Agostino (dichiarato dall’Anac decaduto dal ruolo di presidente dell’AdSP di Triste perché prima della sua nomina era presidente del concessionario portuale Trieste Terminal Passeggeri) ma richiamando anche il caso di Ligi Merlo. Nei confronti di quest’ultimo, già presidente della port authority di Genova e poco dopo il termine anticipato del suo mandato direttore delle relazioni istituzionali del Gruppo Msc in Italia, si era espressa proprio l’Autorità Nazionale Anticorruzione con una condanna (poi impugnata dallo stesso) perché non era trascorso il termine di tre anni previsto dalla legge.
Nello specifico si tratta della n.190/2012 che ha inserito all’art. 53 del d.lgs. n.165/2001 il comma 16 ter il quale ha introdotto un vincolo per tutti i dipendenti che negli ultimi tre anni di servizio hanno esercitato poteri autoritativi o negoziali per conto delle pubbliche amministrazioni di non poter svolgere, nei tre anni successivi alla cessazione del rapporto di pubblico impiego, attività lavorativa o professionale presso i soggetti privati destinatari dell’attività della pubblica amministrazione svolta attraverso i medesimi poteri. Il motivo è evidente: evitare ab origine potenziali conflitti d’interesse fra il ruolo ricoperto e un possibile successivo incarico.
Proprio contro questo aspetto si schiera ora Danile Rossi dicendo: “Non è più possibile che chi ricopra un incarico nella Pubblica Amministrazione non abbia la libertà di trovarsi un impiego nei tre anni successivi”. Per il numero uno di Assoporti e della AdSP di Ravenna norme come quella del pantouflage “compromettono il futuro professionale di chi ha meritoriamente deciso di mettere a disposizione della pubblica amministrazione le proprie capacità e la propria dedizione. In questo modo rischiamo di allontanare dal pubblico le migliori professionalità del nostro Paese, lanciando anche un messaggio sbagliato ai giovani”.
Rossi suggerisce anche di fare presto a modificare questa norma: “Il Governo sta lavorando alla predisposizione del Decreto Semplificazioni: potrebbe essere questa l’occasione per rivedere completamente la materia in tema di incompatibilità e inconferibilità”.
Due gli aspetti sui cui intervenire secondo lui: in primis quello di imporre innanzitutto che gli accertamenti Anac sulla inconferibilità siano preventivi all’assegnazione di un incarico (“Non possono essere fatti ex post” dice). In effetti questo già avviene perché negli ultimi anni molte nomine di presidenti di AdSP e di componenti dei comitati di gestione sono state preventivamente sottoposte al vaglio dell’Anac.
Secondariamente, secondo Rossi, va ridotto il tempo del divieto di pantouflage dai tre anni attualmente previsti a sei mesi: “La considero una ipotesi minima” ha dichiarato a PortNews. Aggiungendo poi: “Credo, in realtà, che non debba essere imposto alcun vincolo: quando hai finito di lavorare per un Ente pubblico, dovresti avere la libertà professionale di cogliere ogni opportunità lavorativa. Dovrebbe essere poi la magistratura a verificare se durante il periodo dell’incarico al vertice di una pubblica amministrazione siano stati commessi eventuali illeciti comportamentali”.
La conclusione di Rossi è questa: “Abbiamo bisogno di norme più semplici e chiare. Dobbiamo tornare ad avere fiducia nei pubblici amministratori e non considerarli tutti dei potenziali malfattori. La stragrande maggioranza sono persone perbene e professionisti eccellenti che dedicano la loro vita al servizio del paese”.
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