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Filt Cgil: “Maggioranza di Governo sostiene l’emendamento contro l’autoproduzione”
Il tema dell’autoproduzione a bordo delle navi in porto da parte dei marittimi continua a tenere banco fra i sindacati dei lavoratori che vanno in pressing sulla maggioranza di Governo e sui parlamentari affinché votino a favore dell’apposito emendamento nell’iter di conversione in legge del decreto Rilancio. Prima è stata la Fit Cisl che in […]
Il tema dell’autoproduzione a bordo delle navi in porto da parte dei marittimi continua a tenere banco fra i sindacati dei lavoratori che vanno in pressing sulla maggioranza di Governo e sui parlamentari affinché votino a favore dell’apposito emendamento nell’iter di conversione in legge del decreto Rilancio.
Prima è stata la Fit Cisl che in una nota ha scritto: “Auspichiamo che si faccia chiarezza relativamente all’autoproduzione per garantire la sicurezza del lavoro e dei lavoratori sulle navi e nei porti”.
“Da tempo – prosegue la Federazione dei trasporti cislina – ci stiamo impegnando insieme alle altre organizzazioni sindacali per sollecitare provvedimenti legislativi finalizzati a prevenire gli infortuni sul lavoro. Lo stillicidio silenzioso delle morti sul lavoro, che riguardano tutti i settori dei trasporti e la portualità fra questi, va bloccato. Di lavoro non si può continuare a morire. Nei porti una potenziale causa di questo fenomeno è certamente l’autoproduzione, perché per motivi di costi costringe i marittimi a svolgere compiti che per ragioni di sicurezza spetterebbero ai portuali, che sono stati formati per svolgere queste attività nelle migliori condizioni”.
Fit Cisl conclude la sua nota sottolineando che è fondamentale sviluppare e rafforzare le attività portuali partendo “da una maggiore tutela della salute e sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti. Ci auguriamo quindi che, per un interesse generale quale il bene dei lavoratori di questo Paese, tutte le forze politiche sostengano una norma di legge in tal senso”.
Sul tema è intervenuto anche la Filt Cgil ribadendo “la necessità di un intervento rafforzativo sulla disciplina vigente che regola le operazioni portuali” e chiedendo al Governo “una scelta di responsabilità a sostegno di una necessità che è nell’interesse generale del Paese”.
Secondo la Federazione dei trasporti della Cgil “la deregolamentazione del lavoro portuale va a discapito anche della sicurezza sul lavoro. Le diverse occasioni in cui si sono registrate interpretazioni distorsive della norma e creato condizioni di competizione sleale tra le imprese rendono ora necessario un intervento per chiarire i rispettivi e distinti ambiti e ruoli di attività portuale e marittima”.
Filt Cgil evidenzia poi le loro rivendicazioni “vanno nella direzione di salvaguardare la specializzazione del lavoro portuale, in linea con gli indirizzi e le scelte su questo tema già assunte dal legislatore con la riforma del 2016 ma anche a livello internazionale e, pertanto, riteniamo debbano essere difese e sostenute nel dibattito parlamentare di conversione del Dl Rilancio. Apprezziamo che all’interno della maggioranza di governo ci sia un posizionamento forte a sostegno delle nostre ragioni e auspichiamo che si traduca in un concreto e responsabile sostegno dell’intera maggioranza parlamentare e di chi, nell’opposizione, ne comprende il fine”.
In conclusione secondo Filt Cgil “non esiste un’alternativa valida a quanto chiediamo”, che poi aggiunge: “È una soluzione necessaria a evitare la ripresa di una stagione conflittuale che, riteniamo, il Paese non meriti e non sia in grado di sopportare”.
Sul tema autoproduzione è intervenuta anche Uiltrasporti sottolineando che “l’emendamento proposto dal Pd che regola l’autoproduzione nei porti è di portata fondamentale, finalizzata a eliminare lo sfruttamento dei lavoratori marittimi e garantire l’equilibrio del lavoro e dell’organico nei porti italiani”. Il segretario generale Claudio Tarlazzi ha poi proseguito dicendo: “Dopo quasi un decennio di rivendicazioni dei sindacati confederali per una regola chiara, che elimini l’eccessiva discrezionalità delle Autorità di Sistema Portuale che nel tempo hanno risposto in modo disomogeneo alle pressioni delle compagnie di navigazione, questa misura, finalmente in decreto Rilancio, non è più rinviabile. Il modello di sviluppo del nuovo Paese – spiega Tarlazzi – deve partire dalle regole e dal contrasto dello sfruttamento dei lavoratori, ma notiamo con preoccupazione che mentre una parte della maggioranza di governo con questa e con altre norme che apprezziamo, pare essere su questa linea, resta una parte di maggioranza che ancora non si è espressa. Se questo emendamento non passasse si renderà necessario valutare forme di mobilitazione dei lavoratori portuali”.
Le compagnie di navigazione contro cui si gioca questa battaglia sono quelle che trasportano carichi rotabili nei porti italiani e prevalentemente tre: Grandi Navi Veloci, Grimaldi e Caronte&Tourist.