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Gli stati generali dell’economia si chiudono senza porti né “Italia veloce”
Il premier Giuseppe Conte ha chiuso gli stati generali dell’economia andati in scena a Villa Pamphilj a Roma ma di porti e infrastrutture praticamente non si è sentito parlare. Né tanto meno è stato affrontato e discusso il programma “Italia veloce” che la ministra dei trasporti, Paola De Micheli, e il suo dicastero avevano preannunciato […]
Il premier Giuseppe Conte ha chiuso gli stati generali dell’economia andati in scena a Villa Pamphilj a Roma ma di porti e infrastrutture praticamente non si è sentito parlare. Né tanto meno è stato affrontato e discusso il programma “Italia veloce” che la ministra dei trasporti, Paola De Micheli, e il suo dicastero avevano preannunciato nei giorni scorsi che sarebbe stato presentato nel corso dell’evento.
Secondo le prime indicazioni che erano emerse lo scorso 13 giugno, “Italia veloce” avrebbe dovuto rappresentare una raccolta di interventi infrastrutturali per sbloccare l’Italia attraverso una corsia preferenziale in grado di ridurre le lungaggini burocratiche che tengono spesso in stand by le opere per cui i soldi pubblici sono stati già stanziati.
“Italia veloce” doveva essere un progetto in grado di movimentare fino a 200 miliardi di euro di opere, di cui 130 già stanziati, da mettere in circolo e realizzare entro 15 anni per ravvivare la domanda interna e il Pil. Di questi, 4 miliardi riguardano opere nei porti. Oltre 54 per strade e autostrade, 20 per il trasporto rapido di massa comprese le metropolitane e 3,6 miliardi per gli aeroporti. Quali fossero le opere specifiche individuate negli scali marittimi non era stato reso noto e dunque la curiosità è destinata a rimanere tale ancora per un po’.
In un’intervista a La Repubblica la ministra De Micheli aveva detto che Italia Veloce “non è un trattato filosofico, ma un elenco preciso di opere (ferroviarie, aeroportuali, marittime e stradali), ciascuna provvista di cronoprogramma, coperture, iter per portarle a compimento” e che “lì dentro ci sono cifre, cartine, processi e tempi” dell’attuazione del piano.
Nel breve termine, però, questo piano sembra destinato a rimanere un disegno sulla carta poiché, come evidenzia oggi Il Corriere della Sera, agli Stati Generali di “Italia Veloce” non si è parlato nonostante fosse l’occasione giusta per un rilancio in grande stile della programmazione infrastrutturale nazionale. Le ragioni per cui questo piano annunciato dal dicastero di Porta Pia tardi a emergere ufficialmente sarebbero riconducibili, secondo il quotidiano milanese, a contrapposte visioni all’interno della maggioranza. Da un lato il premier Conte vorrebbe privilegiare una linea d’azione fondata sull’esperienza del ‘modello Genova’ che preveda di affidare ai commissari la realizzazione delle grandi opere strategiche. La ministra De Micheli, invece, pare maggiormente propensa a una semplificazione dell’attuale Codice degli appalti (quello riformato dal suo predecessore Delrio) tramite un regolamento unico.
Nel frattempo i porti italiani e le relative Autorità di sistema portuale (riunite in Assoporti) che speravano di ricevere poteri commissariali per poter sbloccare l’avvio di opere i cui lavori sono già finanziati dovranno ancora attendere.
Contro il programma “Italia veloce” si è espresso nei giorni scorsi Andrea Fontana, presidente dell’Associazione spedizionieri del porto della Spezia, protestando per l’assenza del potenziamento della linea ferroviaria Pontremolese tra le opere prioritarie riportate dal ministero. “Ha dell’incredibile e del paradossale, ed è inaccettabile, l’esclusione della Ferrovia Pontremolese dal programma – denominato ‘Italia Veloce’ – delle infrastrutture cantierabili presentato agli Stati generali dell’economia dalla Ministra Paola De Micheli” si legge nella nota inviata da Fontana. “Si tratta di un piano – e si è precisato ‘non di un libro dei sogni’ – che individua le opere prioritarie: 39 interventi per strade e autostrade, 13 interventi sulle direttrici e (sui nodi ferroviari), per porti e aeroporti, di investimenti da 196,5 miliardi, dei quali 129,6 già assegnati e 66,9 miliardi di fabbisogno residuo. Proprio perché si dà atto che siamo di fronte a risorse straordinarie, stupisce che nei 113,4 miliardi destinati alle opere ferroviarie, non sia prevista neppure la voce ‘Pontremolese’. E pensare che basterebbe 1 miliardo dei 113,4 per realizzare il raddoppio della galleria di valico con la quale si segnerebbe finalmente il momento di svolta di un’opera impostata negli anni Ottanta”.