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Signorini attacca Autostrade e indica priorità e inefficienze dei porti di Genova e Savona
“La paralisi infrastrutturale di questi giorni è incommentabile, penosa”. “Una situazione veramente fuori controllo”. “Un’emergenza peggiore di quelle vissute per le mareggiate, i crolli dei viadotti e il Covid-19 per il porto di Genova”. “Isoradio ormai è diventata Isogenova”. Queste sono alcune delle affermazioni che il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, […]
“La paralisi infrastrutturale di questi giorni è incommentabile, penosa”. “Una situazione veramente fuori controllo”. “Un’emergenza peggiore di quelle vissute per le mareggiate, i crolli dei viadotti e il Covid-19 per il porto di Genova”. “Isoradio ormai è diventata Isogenova”.
Queste sono alcune delle affermazioni che il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, Paolo Emilio Signorini, ha riservato ad Autostrade per l’Italia durante l’ultima ‘intervista della ricostruzione’ organizzata online dal Propeller Club – Port of Genoa rispondendo alle domande dell’avvocato Enrico Molisani (studio MR International Lawyers).
Sulla questione della paralisi che in questi giorni sta complicando enormemente l’afflusso e il deflusso delle merci verso le banchine, il numero uno del porto ha però sottolineato anche che “da molto tempo si sapeva che sarebbe arrivata questa situazione” e ha poi aggiunto che “anche a livello locale bisogna stare attenti a fornire in maniera esatta i numeri (pochi e chiari) e le informazioni su come una situazione può evolvere”. Secondo Signorini, insomma, si potevano limitare i danni con un maggiore coordinamento e scambio di informazioni anticipato fra gli enti locali preposti e i concessionari autostradali. Idem dicasi anche per l’emergenza Covid: “In Cina la situazione la si sapeva già da fine 2019 per cui qualcosa poteva funzionare meglio a livello centrale. Non ripetiamo più questi errori” ha detto.
A proposito dell’impatto dell’emergenza Coronavirus sui traffici marittimi il vertice dell’AdSP di Genova e Savona ha raccontato che “nei primi cinque mesi del 2020 i container sono calati del 7% circa ma il dato peggiorerà ancora perché il mese di giugno sappiamo già essere negativo. Solo nei mesi di aprile e maggio la flessione dei container è stata del 30%. A livello complessivo il primo semestre dell’anno farà registrare una perdita di tonnellate movimentate pari a 20-25%, un dato che fa scopa con il decreto Rilancio dove si prevede di dare ristoro ai terminalisti che abbiano subito cali di fatturato almeno del 20%”. Lo scenario per il traffico passeggeri è, come noto, ben peggiore, con picchi di decrescita “arrivati fino al 70% tra febbraio e giugno”.
“Personalmente speravo che da questa situazione il porto ne potesse uscire prima ma dalle informazioni che ho, provenienti dal mercato, sia per ciò che riguarda le importazioni dalla Cina che le esportazioni verso gli Stati Uniti, il mese di giugno andrà male e luglio sarà ancora difficile” ha aggiunto Signorini.
Sottolineando l’importanza in un momento come questo del piano straordinario di opere da 2 miliardi di euro previsto per il porto grazie al ‘decreto Genova’, il presidente della port authority ha individuato come prioritarie alcune opere specifiche: “Le due dighe di Genova Sampierdarena e di Vado Ligure, il potenziamento dell’ultimo miglio ferroviario e stradale verso le banchine, e gli investimenti privati dei terminalisti sui quali ho ricevuto impegni convincenti”.
Per Signorini le tre sfide principali dei porti di Genova e Savona sono infrastrutture, crescita dell’intermodalità e digitalizzazione. Per ciò che riguarda il trasporto su ferro il presidente ha sottolineato che negli ultimi mesi si è assistito a un’estensione della retroportualità ligure molto significativa ma ora rimane “da sviluppare un modello d’incentivazone del trasporto intermodale”. Poi, per quanto riguarda la digitalizzaizone, ha annunciato che “si sta sperimentando un’app grazie alla quale “entro fine luglio si eliminerà completamente il contatto fisico fra autisti dei mezzi stradali e gli uffici merci dei terminal portuali”. In questo quadro complessivo rimangono “due fasi della catena ancora da efficientare: il lavoro portuali (per cui da due anni stiamo lavorando al piano di risanamento) e le manovre ferroviarie svolte da FuoriMuro”.