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Nel Decreto Rilancio spunta un emendamento “salva D’Agostino”
In attesa di conoscere quale sarà l’esito del ricorso al Tar del Lazio presentato dall’Autorità di sistema portuale e da Zeno D’Agostino (i giudici si sono riservati di decidere) contro la decadenza di quest’ultimo dal ruolo di presidente, in Parlamento la maggioranza di Governo si è già attivata per risolvere il problema alla radice. Secondo […]
In attesa di conoscere quale sarà l’esito del ricorso al Tar del Lazio presentato dall’Autorità di sistema portuale e da Zeno D’Agostino (i giudici si sono riservati di decidere) contro la decadenza di quest’ultimo dal ruolo di presidente, in Parlamento la maggioranza di Governo si è già attivata per risolvere il problema alla radice.
Secondo quanto rivelato su Linkedin dal giornalista Andrea Moizo, infatti, alla Commissione Bilancio della Camera tre esponenti di Pd, M5s e Italia Viva (rispettivamente Fabio Melilli, Carmelo Misiti e Luigi Marattin) hanno firmato e presentato un emendamento al Decreto Rilancio, attualmente in fase di conversione in legge, su misura per Zeno D’Agostino. L’emendamento, inserito nel maxiemendamento voluto dall’esecutivo e quindi destinato a essere approvato dalle camere, non per caso si intitola “Autorità di Sistema Portuale del Mar Adriatico Orientale” e recita quanto segue: “Per ‘incarichi e cariche in enti di diritto privato regolati o finanziati’, di cui al combinato disposto dell’articolo 1.2, lett. e) e dell’articolo 4, comma 1, del decreto legislativo n. 39 dell’8 aprile 2013, si intendono esclusivamente le cariche di presidente con deleghe e poteri gestionali diretti espressamente attribuiti a tale figura dallo statuto o dal consiglio di amministrazione dell’ente di diritto privato. Analogamente, per ‘attività professionali’ ai sensi del medesimo articolo 4, comma 1, citato si intendono quelle implicanti lo svolgimento stabile di attività di consulenza o assistenza a favore dell’ente”.
I due articoli del Decreto legislativo 39/2013 dedicato alle cause di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e destinati a essere emendati sono esattamente quelli su cui l’Autorità Nazionale Anticorruzione si è basata qualche settimana fa per decapitare la port authority giuliana e rimuovere D’Agostino dalla poltrona di presidente (a causa del ruolo di presidente della società Trieste Terminal Passeggeri rivestito in precedenza).
Giustificandosi all’indomani del pronunciamento e del successivo polverone sollevato, la stessa Anac era intervenuta con una nota per ribadire di “aver agito applicando una normativa (il d.Lgs 39/2013) sulla quale dal 2015 ha più volte segnalato per vie ufficiali le criticità a Governo e Parlamento, che tuttavia non hanno ritenuto di intervenire”.
Questo fino a ieri, perché ora invece il Governo ha evidentemente ritenuto che fosse arrivato il momento di risolvere con un emendamento su misura la questione D’Agostino ed eventuali altri casi simili che possano emergere in futuro.
A questo proposito va detto che negli ultimi anni diverse Autorità di sistema portuale hanno preventivamente sottoposto ad Anac le nomine dei presidenti e dei componenti dei comitati di gestione risolvendo anche in quel caso alla radice (e senza necessità di modifiche normative) eventuali profili di incompatibilità e inconferibilità degli incarichi.