Venezia, la rivolta delle imprese contro la distruzione del porto
Un no secco e inequivocabile. È questa la risposta della community portuale di Venezia, che raggruppa i principali operatori dello scalo marittimo e numerose associazioni imprenditoriali, rispetto alla prospettiva di gestioni emergenziali che cristallizzino una volta di più i problemi. Un ultimo no, ce ne fosse ancora bisogno, a ulteriori rinvii nella soluzione dei problemi […]
Un no secco e inequivocabile. È questa la risposta della community portuale di Venezia, che raggruppa i principali operatori dello scalo marittimo e numerose associazioni imprenditoriali, rispetto alla prospettiva di gestioni emergenziali che cristallizzino una volta di più i problemi. Un ultimo no, ce ne fosse ancora bisogno, a ulteriori rinvii nella soluzione
dei problemi cronici dello scalo lagunare. A gridarlo forte e chiaro le stesse organizzazioni che il 13 febbraio scorso si sono rese protagoniste del Manifesto per Venezia, organizzando una manifestazione che ha spinto alla mobilitazione tutti i lavoratori del porto, culminata in un imponente corteo di barche in Canale della Giudecca sino al terminal passeggeri.
Il porto di Venezia, ricordano le associazioni oggi, rappresenta una realtà con 22.000 lavoratori con 6,6 miliardi di fatturato diretto: è la base strategica per l’import e l’export di uno dei piủ importanti poli industriali italiani, considerando che attraverso lo scalo di Venezia viene servita l’economia di tre regioni che rappresentano oltre il 40 % del pil nazionale. Per questo, dicono gli addetti ai lavori, non è e non può essere argomento perenne di scontri polemici, di azioni di contrasto, non può essere specialmente la vittima designata di rinvii costanti che hanno cronicizzato problemi operativi e che ora minacciano di annientare l’operatività stessa dello scalo marittimo.
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