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Rapporto Ice: l’export italiano tornerà ai livelli pre-Covid nel 2022
L’export italiano registra una brusca frenata a causa dell’emergenza Covid-19 che fa perdere tre anni al percorso di crescita delle esportazioni italiane, in aumento dal 2010. Il ritorno ai livelli pre-pandemia è previsti solo nel 2022. È quanto emerge dalla 34ma edizione del Rapporto sul commercio estero realizzato dall’Agenzia Ice in collaborazione con Prometeia, Istat, Fondazione Masi, Università Bocconi […]
L’export italiano registra una brusca frenata a causa dell’emergenza Covid-19 che fa perdere tre anni al percorso di crescita delle esportazioni italiane, in aumento dal 2010. Il ritorno ai livelli pre-pandemia è previsti solo nel 2022. È quanto emerge dalla 34ma edizione del Rapporto sul commercio estero realizzato dall’Agenzia Ice in collaborazione con Prometeia, Istat, Fondazione Masi, Università Bocconi e Politecnico di Milano, secondo cui la ripresa degli scambi mondiali nel 2021 sarà guidata dall’aggregato degli emergenti Asia, con la Cina in testa.
Secondo le previsioni del rapporto, “nel 2020 le esportazioni italiane subiranno una brusca frenata e chiuderanno l’anno in flessione del 12%, a prezzi costanti, per poi crescere del 7,4% nel 2021 e del 5,2% nel 2022”. Dunque dopo dieci anni di espansione continua, la crisi da Coronavirus “fa perdere tre anni nel percorso di crescita dell’export italiana”, sottolinea il rapporto Ice.
Dal punto di vista delle categorie merceologiche, i cali più importanti nel 2020 sono previsti nei mezzi di trasporto, con l’import mondiale di autoveicoli e moto in contrazione del 16% a prezzi costanti e una domanda globale di cantieristica in forte flessione (-12%). I cali minori sono attesi per i settori associati all’emergenza come la chimica farmaceutica (-9,6%), l’alimentare e bevande (-10,6%) e elettronica ed elettrotecnica (- 10% circa).
Tra le regioni italiane la crescita più sostenuta si è avuta per Toscana (+15,6%) e Lazio (+15,3%); subito dopo vengono Molise (+11,7%) Puglia (+9,1%) e Campania (+8,1%). Mentre Germania (12,2% sull’export totale italiano), Francia (10,5%) e Stati Uniti (9,6%) sono rimasti i primi tre mercati di sbocco. Macchinari (17.2%), moda (11,9%) e la filiera agro-alimentare (9,1%) i tre settori che contribuiscono maggiormente al nostro export. E Lombardia (27%), Emilia-Romagna (14.1%) e Veneto (13.7%) sono le tre regioni che esportano di più.
“I dati consuntivi confermano che nel 2019 l’export italiano godeva di un ottimo stato di salute” ha spiegato Carlo Ferro, presidente dell’Agenzia Ice. “Aveva terminato l’anno con una crescita del 2,3% attestandosi a 476 miliardi e mantenuto la quota di mercato sul commercio mondiale stabile al 2,84%. Un risultato importante perché ottenuto in un periodo turbolento sui mercati mondiali, particolarmente per i Paesi europei, stretti nella disputa commerciale Usa-Cina, pressati dai dazi americani su molti beni esportati dall’Europa e confusi nell’incertezza su tempi e termini della Brexit”.
“Più che ragionare sui numeri è ora importante orientare l’azione combinando reazione e visione perché le sfide di oggi si giocano in un contesto globale diverso dal passato” ha poi sottolineato Ferro, ricordando che “digitale, innovazione e sostenibilità sono le parole chiave per rivolgersi alle nuove generazioni di consumatori globali”.
In conclusione ha aggiunto che “per rispondere all’urgenza del momento e rafforzare il posizionamento strategico del Made in Italy sui mercati di domani è quanto mai importante l’azione di supporto del Sistema Paese”.
Leggi la versione integrale della 34ma edizione del Rapporto sul commercio estero realizzato dall’Agenzia Ice