Sanzioni Usa contro le cinesi Cccc e China Shipbuilding alleate di porti e cantieri navali italiani
Gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni nei confronti di 24 società cinesi e di diversi funzionari di Pechino “responsabili o complici” della bonifica, la costruzione e la “militarizzazione su larga scala” di avamposti contesi nel Mar Cinese Meridionale. È quanto reso noto dal dipartimento di Stato Usa in un comunicato. “Gli Stati Uniti sostengono un […]
Gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni nei confronti di 24 società cinesi e di diversi funzionari di Pechino “responsabili o complici” della bonifica, la costruzione e la “militarizzazione su larga scala” di avamposti contesi nel Mar Cinese Meridionale. È quanto reso noto dal dipartimento di Stato Usa in un comunicato.
“Gli Stati Uniti sostengono un Mar Cinese Meridionale libero e aperto. Rispettiamo i diritti sovrani di tutte le nazioni, indipendentemente dalle dimensioni, e cerchiamo di preservare la pace e difendere la libertà dei mari in modo coerente con il diritto internazionale. A luglio ho annunciato una politica aggiornata per quanto riguarda le rivendicazioni marittime illegali di Pechino nel Mar Cinese Meridionale e ho sottolineato che gli Stati Uniti erano pronti ad agire con fermezza per opporsi alla campagna di bullismo di Pechino” ha sottolineato il segretario di Stato, Mike Pompeo.
Secondo il dipartimento di Stato, dal 2013 la Repubblica popolare cinese ha utilizzato le sue imprese statali per dragare e bonificare più di 3 mila acri su lembi di terra contesi nel Mar Cinese Meridionale, “destabilizzando la regione, calpestando i diritti sovrani dei suoi vicini e causando indicibili devastazioni ambientali”. In particolare, prosegue la nota, Pechino – tramite il gruppo China Communications Construction Co. (Cccc) – avrebbe guidato il dragaggio distruttivo degli avamposti del Mar Cinese Meridionale della Repubblica popolare e sarebbe anche uno dei principali appaltatori utilizzati da Pechino nella sua strategia globale “One Belt One Road” (Nuova via della seta). Cccc e le sue filiali, è inoltre l’accusa di Washington, sarebbero state coinvolte in “attività di corruzione, finanziamenti predatori, distruzione ambientale e altri abusi in tutto il mondo”.
Appena pochi giorni fa il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) ha acquisito un documento di sintesi, da parte degli organismi di intelligence, sugli interessi espressi da compagnie cinesi verso l’area strategica di Taranto ovvero gli impianti industriali Ilva e l’affidamento della gestione di banchine del porto della città pugliese. Lo ha fatto sapere il presidente del Copasir, Raffaele Volpi (deputato della Lega), spiegando che “tale report e i conseguenti approfondimenti saranno discussi dal Comitato nella prima seduta utile”. Trieste non è l’unico scalo a cui guarda Cccc perché non va dimenticato che anche i porti di Trieste e di Genova l’anno scorso avevano siglato accordi in vista di future collaborazioni proprio con China Communications Construction Co.
Oltre a queste, ci sono altre intese ‘a rischio’ fra Italia e Cina perché fra le 24 società sanzionate dagli Usa figura anche China Shipbuilding Group, holding nata l’anno scorso dall’unione China state Shuipbuilding Corp. (Cssc) e China State Industry Corporation (Csic). In questo caso le aziende italiane in prima linea sono Fincantieri e il Gruppo Rina. Quest’ultimo nel 2019 aveva siglato un accordo per fornire a Cssc supporto tecnico sulle nuove costruzioni navali mentre il gruppo navalmeccanico guidato da Giuseppe Bono aveva firmato un memorandum d’intesa per l’ampliamento della cooperazione industriale già esistente tra i due gruppi a tutto il comparto delle costruzioni navali mercantili. L’accordo prevedeva un ampliamento della attuale collaborazione, che include una joint venture per le prime unità da crociera mai realizzate in Cina per il mercato locale e altre attività, a progetti di ricerca e sviluppo in molteplici aree della navalmeccanica.
Si tratterà ora di capire se e come le sanzioni Usa cambieranno lo scenario degli accordi che il nostro paese aveva stretto nei mesi e negli anni passati con le società pubbliche cinesi.