Armatori – sindacati distanti sul Ccnl marittimi e Confitarma – Assarmatori opposti sugli incentivi ai marittimi
Il contratto nazionale dei lavoratori marittimi, scaduto ormai da più di tre anni (da dicembre 2017), dovrà probabilmente attendere ancora un po’ prima di essere rinnovato. Il tema è stato infatti uno degli argomenti al centro del dibattito della tavola rotonda su lavoro marittimo e portuale organizzata dalla Filt-Cgil per celebrare i suoi primi 40 […]
Il contratto nazionale dei lavoratori marittimi, scaduto ormai da più di tre anni (da dicembre 2017), dovrà probabilmente attendere ancora un po’ prima di essere rinnovato. Il tema è stato infatti uno degli argomenti al centro del dibattito della tavola rotonda su lavoro marittimo e portuale organizzata dalla Filt-Cgil per celebrare i suoi primi 40 anni di vita.
Nella sua introduzione il segretario nazionale Natale Colombo ha sottolineato che sono necessarie “scelte precise e urgenti per il rilancio del settore” e ha invocato “misure che favoriscano l’imbarco dei marittimi”. Da tempo è in corso infatti un confronto fra associazioni datoriali e rappresentanti dei lavoratori sul rinnovo contrattuale.
Alla domanda se il tempo della firma sul rinnovo sia arrivato, Mario Mattioli, presidente di Confitarma ha risposto che “si firma quando si è d’accordo. Generalmente la firma arriva quando si è raggiunto una sorta di accordo e generalmente gli accordi reggono quando lasciano le parti un po’ scontente. Il migliore accordo è quello in cui non vince in maniera smaccata nessuna delle parti coinvolte”.
Il tavolo di negoziazione sta andando avanti, “nessuno vuole fare melina ma è evidente che gli accordi vanno fatti in due” e devono rispettare gli schemi superiori ‘imposti’ dalle federazioni nazionali (nel caso di Confitarma è Confindustria e Confcommercio nel caso di Assarmatori). “Sull’aspetto meramente economico bisogna fare una riflessione di buon senso” ha aggiunto Mattioli, precisando che, “se delle distanze ci sono, dev’esserci la volontà di colmarle da ambo le parti”. Da considerare infine l’attuale difficile contesto economico dettato dall’emergenza Covid e per effetto del quale il presidente di Confitarma ha chiesto che eventuali effetti economici introdotti dal nuovo contratto possano essere il più possibile posticipati in avanti nel tempo.
Stefano Messina, vertice di Assarmatori, a proposito del Registro Internazionale delle navi ha aggiunto: “Sono passati 22 anni dalla sua istituzione, ci sono dei modelli organizzativi diversi, nel frattempo anche le normative unionali hanno avuto degli sviluppi (non ultimo ad esempio la Block Exemption Regulation)”. Sul tema sussidi agli armatori per favorire l’occupazione Messina è poi entrato nel vivo della questione: “Dire che è necessario un tagliando al Registro Internazionale è forse riduttivo. Oggi abbiamo una grande occasione: quella di pensare al concetto di sussidio con la capacità di misurare come viene speso a favore del marittimo italiano. Sappiamo benissimo che il Registro Internazionale sta consentendo all’occupazione di tenere ma i prossimi provvedimenti vediamo di farli cercando di centrare quello che chiamiamo sussidio o incentivo o sgravio contributivo a favore del lavoratore italiano. È un tema difficilissimo ma centrale attorno al quale c’è un’occasione”. Dunque parametrare il beneficio al numero di marittimi italiani/comunitari effettivamente imbarcati.
Alla proposta di Assarmatori ha fatto immediatamente seguito la puntualizzazione di Confitarma che tramite Mattioli ha aggiunto: “Il tema che secondo noi bisogna portare avanti è: certamente riuscire a creare una sorta di incentivazione per quanto concerne il lavoro marittimo, che però non può andare contro quanto oggi si fa nell’ambito dell’aiuto che viene dato a quelle aziende che sono localizzate sul nostro territorio. L’annullamento del cuneo fiscale è certamente un incentivo all’occupazione del lavoratore italiano o comunitario, dall’altra parte è però importante che venga consentito ad aziende localizzate sul territorio. Il tema per noi fondamentale è che la localizzazione e la presenza fisica di un’azienda sul territorio italiano dia il diritto a ottenere l’incentivo. Altrimenti s’incorrerebbe nel rischio di incentivare l’arruolamento a bordo di ufficiali italiani ma tutto questo beneficio andrebbe al di fuori del territorio italiano”. Insomma secondo Confitarma i benefici fiscali e contributivi devono rimanere limitati alle imprese con stabile organizzazione in Italia. Altrimenti, conclude Mattioli, “si potrebbe paradossalmente peggiorare addirittura la competitività delle imprese italiane localizzate sul territorio nazionale” con quel modello di incentivo pensato da Assarmatori.
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