La genovese United Bulk Carriers International ha presentato domanda di concordato preventivo
La piazza dello shipping genovese si appresta a perdere un’altra delle poche aziende attive nel business armatoriale rimaste in città. Si tratta della United Bulk Carriers International Srl che, secondo quanto appreso da SHIPPING ITALY da fonti vicine alla società oggi controllata al 65% da Gian Cristoforo Savasta, ha appena presentato al tribunale del capoluogo […]
La piazza dello shipping genovese si appresta a perdere un’altra delle poche aziende attive nel business armatoriale rimaste in città. Si tratta della United Bulk Carriers International Srl che, secondo quanto appreso da SHIPPING ITALY da fonti vicine alla società oggi controllata al 65% da Gian Cristoforo Savasta, ha appena presentato al tribunale del capoluogo ligure domanda preparatoria di concordato preventivo. Più precisamente si tratterà di un concordato liquidatorio.
L’azienda è stata fino ad oggi attiva sul mercato dry bulk come operatore di navi bulk carrier, prevalentemente Panamax, e trae origine da una partnership di cui a fine anni ’90 facevano parte sull’asse fra Genova e Montecarlo anche Premuda e la sudafricana Rondeau (Gruppo Safmarine).
Dall’ultimo bilancio d’esercizio disponibile si apprende che l’italiana United Bulk Carriers International aveva chiuso il 2019 con ricavi pari a 65,9 milioni di euro, più che raddoppiati rispetto al 2018 quando erano 30,6 milioni, così come i costi per servizi erano passati da 26,6 a 53,7 milioni. Sia nel 2019 che nel 2018 il risultato netto era di sostanziale pareggio (122mila euro l’anno scorso e 47mila euro l’esercizio precedente). Dalla relazione sulla gestione del bilancio si apprende che il raddoppio dei ricavi è frutto “dall’acquisto del marchio United” avvenuta a fine 2018. Per effetto di questa operazione anche i volumi di merci trasportate alla rinfusa sono passati da 1,9 a 4,1 milioni di tonnellate. “L’attuale livello dei volumi – si legge nella relazione – è in linea con la struttura della società e dopo il ‘salto’ sopra indicato la strategia proposta è quella del consolidamento dei risultati raggiunti, con un progressivo aumento della base dei clienti industriali e ciò al fine di consolidare ove possibile ricavi e margini da aziende primarie”.
I debiti complessivi della società ammontavano al 31 dicembre scorso a 20,2 milioni di euro, di cui 14,4 milioni verso banche italiane (di cui 11,8 milioni in scadenza entro l’esercizio) e 5,8 milioni verso fornitori (integralmente dovuti entro l’esercizio). Del totale dei debiti verso gli istituti di credito solo 3,9 milioni sono assistiti da garanzie reali.
Da un punto di vista operativo una delle principale operazioni segnalate riguarda l’acquisizione di un contratto di noleggio a lungo termine relativo alla nave Knut Oldendorff, una nuovissima Panamax bulk carrier del 2019.
Le cose per la società genovese di Savasta pare siano peggiorate con l’avvento della pandemia di coronavirus come si evince dalle informazioni sui fatti di rilievo avvenuti dopo la chiusura dell’esercizio. “Dopo la positiva conclusione dell’esercizio 2019 – si legge- nel mese di gennaio 2020 il mercato dei noli ha esordito con livelli in discesa ma con una caduta non preoccupante in quanto in linea con il comportamento degli esercizi precedenti. Purtroppo dal febbraio 2020 il mercato mondiale ha subito gli effetti negativi della pandemia dovuta al Covid-19, effetti che ovviamente si sono manifestati anche sull’attività sociale”.
Il management di United Bulk Carriers International alla data di chiusura del bilancio 2019 (27 maggio scorso) confidava “in un superamento dell’emergenza e in una ripresa dei mercati” ma al tempo stesso, “tenuto conto anche della volatilità del mercato di riferimento” aveva avviato “con il supporto di primari advisor specializzati già incaricati, l’analisi dello scenario worst eventualmente conseguente alla mancata ripresa dei mercati o a una ripresa meno significativa del previsto”. Scenario worst che evidentemente si è verificato.
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