Unctad: scambi commerciali via mare in calo del 4,1% nel 2020
Nonostante l’impatto negativo causato dagli effetti della pandemia di Covid-19, l’Asia continua a dominare il mercato del trasporto via mare globale nonostante in questa regione la crisi sanitaria abbia provocato danni anche ai commerci marittimi. Secondo le ultime stime appena pubblicate da Unctad, infatti, in Asia orientale il commercio marittimo è andato relativamente meglio che […]
Nonostante l’impatto negativo causato dagli effetti della pandemia di Covid-19, l’Asia continua a dominare il mercato del trasporto via mare globale nonostante in questa regione la crisi sanitaria abbia provocato danni anche ai commerci marittimi. Secondo le ultime stime appena pubblicate da Unctad, infatti, in Asia orientale il commercio marittimo è andato relativamente meglio che in altre regioni dopo la prima ondata della pandemia, tendenza che risulta ancora più evidente nel mese di luglio con le importazioni in calo del -4% e le esportazioni del -1%, in netto contrasto con i tassi di calo a due cifre di altre regioni mondiali.
Nell’ultimo rapporto “Review of Maritime Transport 2020” l’Unctad, sulla base delle proprie rilevazioni, evidenzia come nel contempo si siano registrati forti cali nelle sub-regioni dell’Asia occidentale e meridionale, dove le importazioni sono diminuite del -23% e le esportazioni del -29%.
In particolare la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo ha ricordato i vincoli imposti alle attività di trasporto e logistica a causa delle misure introdotte per affrontare la crisi sanitaria e la carenza di lavoratori che hanno impedito la consegna tempestiva di componenti dalla Cina e da altre nazioni alle fabbriche del sud-est asiatico. Di conseguenza sono state adottate misure di risposta quali l’approvvigionamento diretto attraverso il Vietnam, il passaggio dal trasporto via terra a quello aereo e il reindirizzamento delle rotte marittime che in precedenza includevano scali nelle vicinanze degli stabilimenti produttivi cinesi.
Il rapporto in questione evidenzia inoltre che i porti asiatici hanno registrato una moderata diminuzione dei loro livelli di connettività marittima con gli altri porti mondiali garantita dai servizi marittimi di linea e che, se l’effetto iniziale sulla connettività portuale cinese è stato modesto durante il primo trimestre del 2020, l’impatto si è intensificato durante il secondo trimestre di pari passo con i crescenti blocchi e restrizioni imposti alle attività economiche mondiali e alla circolazione di persone e merci. Il rapporto specifica che il trend in Oceania è stato simile a quello rilevato per i porti asiatici, ma durante il secondo trimestre di quest’anno l’impatto è stato più pronunciato.
Il documento spiega inoltre che uno dei più evidenti effetti della pandemia sugli scambi commerciali per via marittima è stato quello della congestione dei porti determinata dalle limitazioni ai movimenti di merci in entrata e in uscita dagli scali. Oltre a ciò, a risultare particolarmente colpito è stato il settore navalmeccanico, con le nazioni asiatiche attive nella costruzione navale e nello smaltimento degli scafi che hanno dovuto ritardare le consegne di nuove costruzioni e congelare le attività di demolizione.
Relativamente al totale degli scambi commerciali internazionali via mare, l’Unctad prevede che nel 2020 subiranno una contrazione del -4,1%, con la crisi innescata dalla pandemia che ha colpito un settore che già aveva perduto slancio nel 2019, anche a causa delle persistenti tensioni commerciali e dell’elevata incertezza politica, quando i volumi via mare di merci internazionali erano aumentati del +0,5% rispetto al +2,8% registrato nel 2018 (con i soli traffici containerizzati che avevano subito una decelerazione dal +5,1% del 2018 al +2% del 2019).
La Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo ritiene che nel 2021 il commercio marittimo potrebbe segnare una ripresa del +4,8%.
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