Marittimi bloccati sulla Mba Giovanni: Michele Bottiglieri spiega la sua versione dei fatti
Negli ultimi giorni telegiornali e quotidiani nazionali si sono occupati della MBA Giovanni, la nave bulk carrier della società Michele Bottiglieri Armatore da diversi mesi ormai ferma al largo di un porto cinese nel golfo di Bohai con a bordo membri d’equipaggio imbarcati da oltre un anno. L’unità in questione è trasporto in stiva carbone […]
Negli ultimi giorni telegiornali e quotidiani nazionali si sono occupati della MBA Giovanni, la nave bulk carrier della società Michele Bottiglieri Armatore da diversi mesi ormai ferma al largo di un porto cinese nel golfo di Bohai con a bordo membri d’equipaggio imbarcati da oltre un anno. L’unità in questione è trasporto in stiva carbone imbarcato in Australia e destinato al gruppo cinese Sino Steel ma la spedizione è bloccata per ragioni di tensioni commerciali fra i due Paesi.
La Farnesina, così come il sindacato dei marittimi Cosmar, hanno attribuito all’armatore la responsabilità di non favorire lo sbarco dei marittimi per ragioni di costi, in particolare per l’onere di trasferire la nave dal punto in cui si trova al vicino porto di Tianjin che dista appena 16 miglia.
Nella sua ricostruzione dei fatti Cosmar scrive che nelle scorse settimane “le istituzioni cinesi si fecero carico del problema da noi evidenziato offrendo come porto di approdo Tianjin, che dista solo 15 miglia dalla posizione di ancoraggio delle navi italiane (un’ora di navigazione), al fine di procedere all’avvicendamento dei lavoratori marittimi italiani. Gli sbarcanti avrebbero potuto e potrebbero tornare direttamente a casa, mentre gli imbarcanti dovrebbero maturare a terra il periodo di quarantena. La disponibilità delle autorità cinesi è ancora in corso di validità, spetta solo agli armatori procedere operativamente: inviare in loco gli imbarcanti al fine di maturare il periodo di quarantena e quindi procedere all’ormeggio delle navi e conseguente avvicendamento e rimpatrio dei marittimi italiani”.
Secondo il sindacato “la cosa certa è che gli armatori non hanno e non stanno mettendo in atto la procedura di avvicendamento degli equipaggi o almeno parte di essi. Gli armatori stanno anteponendo gli interessi economici della società armatrice alla salute dei loro equipaggi”.
La Michele Bottiglieri Armatore, tramite un suo portavoce, ha fatto invece sapere a SHIPPING ITALY che la questione non è così semplice e che la scelta o meno di mandare la nave a Tianjin non dipende solo dalla volontà loro. “La nave MBA Giovanni è impiegata in charter e quindi dobbiamo ottenere il via libera da parte del noleggiatore e del proprietario del carico a scalare un porto diverso che è localizzato in una differente provincia cinese” fanno sapere dalla shipping company napoletana. “Senza questa autorizzazione la nave non si può muovere”.
Il proprietario del carico di carbone rimasto bloccato al largo della Cina è anch’esso vittima di questa situazione e in vallo ci sono parecchi milioni di dollari per cui la Michele Bottiglieri Armatori non può permettersi di infrangere delle obbligazioni contrattuali che ha assunto. “Il carico, la nave e l’equipaggio non sono dichiarati in dogana e quindi nulla si può muovere dalla nave” prosegue la spiegazione della shipping company, che anch’ssa è già oggi particolarmente danneggiata da questa situazione. “La nave aveva fatto un intervento in cantiere a maggio che è costato 1,5 milioni di dollari ed è stato completamente vanificato da questa sosta forzata al largo della Cina per mesi”.
Una via d’uscita al momento non s’intravvede a meno che non si cerchi una strada in deroga e diversa rispetto alle “soluzioni standard” che sono state finora esplorate.
La Michele Bottiglieri, non ritenendo questo “il momento delle polemiche e delle critiche”, ribadisce comunque il suo “impegno e la piane disponibilità a collaborare con tutti i soggetti coinvolti per la soluzione di questa imprevedibile situazione”.
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