I porti veneti resistono alla crisi e progettano il rilancio
—— COMUNICAZIONE AZIENDALE —— Una soluzione immediata per gli escavi dei canali portuali e per il conferimento dei sedimenti che permetta di ristabilire e mantenere una piena accessibilità nautica; una cabina di regia efficiente che consenta i traffici portuali anche quando gli scali di Venezia e Chioggia saranno ad accesso regolato per l’entrata in funzione […]
—— COMUNICAZIONE AZIENDALE ——
Una soluzione immediata per gli escavi dei canali portuali e per il conferimento dei sedimenti che permetta di ristabilire e mantenere una piena accessibilità nautica; una cabina di regia efficiente che consenta i traffici portuali anche quando gli scali di Venezia e Chioggia saranno ad accesso regolato per l’entrata in funzione del Sistema MoSE; una decisione politica che renda possibile la razionalizzazione del traffico crocieristico in Laguna; l’avvio dell’operatività della ZLS in modo tale da sfruttare anche la realizzazione dei primi lavori di infrastrutturazione del nuovo terminal container Montesyndial.
Queste le priorità immediate per i porti veneti ravvisate dal Commissario Straordinario Musolino dopo tre anni alla guida dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale. Lo sviluppo dei porti veneti dovrà passare anche per un convinto sostegno dei trasporti intermodali su ferro a servizio della manifattura veneta con un necessario coinvolgimento finanziario della Regione e connettendo anche il porto di Chioggia via ferrovia alle aree produttive del Nordest. Contemporaneamente, andranno ricercati attivamente nuovi accordi commerciali con i principali hub portuali mediterranei per attivare servizi di feederaggio di container, dal momento che si è finalmente giunti ad uno sblocco degli escavi in laguna. Il terminal LNG di prossima costruzione andrà inoltre fortemente sostenuto, per rendere il sistema portuale veneto uno tra i primi al mondo per il ricorso ai carburanti transizionali.
Molto si dovrà fare anche per migliorare la sinergia con lo scalo di Chioggia, la cui integrazione nell’Autorità di Sistema Portuale è finalmente realtà dopo oltre due anni di duro lavoro svolto dall’Ente per dare sostanza e concretezza alla legge sulla riforma dei porti.
L’ultimo triennio ha visto anche un’intensa attività di riordino finanziario dell’Ente: con un piano volontario avviato nel 2019 abbiamo ridotto i debiti del gruppo di 83 milioni, rispetto al massimo di 166 milioni raggiunti nel 2013. Il tutto per liberare risorse utili per intervenire sulle criticità infrastrutturali, logistiche e operative e per risolvere situazioni economiche e finanziarie potenzialmente pericolose per l’Ente.
E’ stata soprattutto la congiuntura internazionale, però, a segnare l’ultimo triennio, influenzando fortemente anche le attività portuali. Ciononostante il sistema portuale ha retto sia l’urto del rallentamento economico globale sia della crisi sanitaria, movimentando dal 2017 al primo semestre del 2020 oltre 95 milioni di tonnellate, oltre 2,1 milioni di TEU e oltre 25 milioni di tonnellate di rinfuse secche. Ricordo poi che nel 2018 abbiamo raggiunto il record storico per il porto veneziano in tutti i settori di traffico e avremmo potuto superarlo ulteriormente nel 2019, nonostante la difficile congiuntura, se fossimo stati messi nelle condizioni di utilizzare gli oltre 20 milioni di euro accantonati per gli escavi manutentivi dei canali, fattispecie realizzatasi solo negli ultimi mesi del 2020 grazie a un lavoro certosino di collaborazione con gli altri enti preposti e con il Governo.
Interventi infrastrutturali mirati e sostenibili, solidità finanziaria e progettualità europea hanno contribuito a fare negli ultimi anni del sistema portuale veneto un polo economico capace di sviluppare, grazie alle 1260 aziende insediate, una produzione diretta di 6,6 miliardi di euro, pesando per il 27% sull’economia comunale e per il 13% su quella metropolitana. Misurando anche l’indotto, l’impatto economico totale è quantificabile in oltre 92 mila posti di lavoro. Tra produzione diretta, indiretta e indotto, il sistema portuale
veneto vale 21 miliardi di euro, una grande realtà, dunque, che merita altrettante grandi attenzione e responsabilità da chi lo guiderà nei prossimi anni.
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