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Pettorino, il mare e il Porto dei Piccoli: “Generosità e coraggio sono insiti nella gente di mare”
Riceviamo e volentieri pubblichiamo un’intervista curata insieme al Porto dei Piccoli con l’Ammiraglio Giovanni Pettorino, Comandante generale del Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera. Ammiraglio Pettorino partiamo con una descrizione su come è evoluto e cosa è oggi il Corpo delle Capitanerie di porto? “La nostra identità, è l’elemento centrale della nostra storia. […]
Riceviamo e volentieri pubblichiamo un’intervista curata insieme al Porto dei Piccoli con l’Ammiraglio Giovanni Pettorino, Comandante generale del Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera.
Ammiraglio Pettorino partiamo con una descrizione su come è evoluto e cosa è oggi il Corpo delle Capitanerie di porto?
“La nostra identità, è l’elemento centrale della nostra storia. Che affonda le proprie radici in un contesto spaziale e in vicende storico-amministrative molto particolari.
Il Corpo delle Capitanerie di porto è un corpo della Marina militare, Un’appartenenza, un’identità radicate nella storia del nostro Paese, profondamente sentite. Un Corpo che sin dalle origini è stato posto alle dipendenze delle amministrazioni che nel tempo si sono occupate degli usi civili del mare. Dopo la soppressione del Ministero della Marina Mercantile, le sue competenze sono state ridistribuite tra vari ministeri: la Guardia costiera italiana oggi dipende funzionalmente dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per ciò che attiene il trasporto marittimo e la sicurezza della navigazione, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali per ciò che attiene la pesca, il Ministero dell’ambiente per la tutela e la protezione dell’ambiente, il Ministero del lavoro con competenza sul personale marittimo.”
Anche in un anno complicato come il 2019 avete proseguito senza intoppi la vostra mission?
“Oggi il Corpo è un’organizzazione fluida e consolidata che ha saputo anche adeguarsi, rapidamente, alle necessità dettate dall’emergenza sanitaria seguita alla diffusione del Covid-19. Ricordiamo, a questo proposito, l’attività rivolta a garantire l’operatività dei porti, il regolare spostamento e l’approvvigionamento via mare dei beni di prima necessità.”
Ci fa piacere ricordare anche la collaborazione fra Capitaneria e Porto dei piccoli: un binomio solidale per il sostegno dei bambini con fragilità. Come nasce e si sviluppa questo rapporto?
“La Guardia costiera, ma soprattutto il mare e tutte le attività che in esso si svolgono, sono da sempre vicini alle categorie più fragili. La collaborazione con “Porto dei Piccoli” nasce nel 2015, quando il Comando Generale ha sottoscritto un accordo di collaborazione, che si prefigge l’obiettivo di fornire un supporto alle iniziative dell’associazione.
Perché un bene come il mare, che è di tutti, è giusto che sia reso accessibile al cento per cento, senza limitazioni.
Il sorriso di un bambino poi è un’esperienza che non ha eguali e che va alimentato. Soprattutto per chi vive situazioni di sofferenza ed è costretto al ricovero in ospedale. Offrire loro un percorso di svago, un’alternativa di gioco, ci gratifica come Corpo e come cittadini e ci permette di sentirci vicini alle famiglie costrette a vivere il dramma della malattia di un figlio. Preservare la gioia e la naturalezza dell’infanzia è un valore che non ha prezzo, per noi come per chiunque.”
La tutela delle persone è tra i valori fondanti dell’operato della Guardia Costiera così come del Porto dei Piccoli. Il mare è l’ambiente naturale di riferimento per entrambi, fonte di cultura e di stile di vita: per lei ha rappresentato più un lavoro o una passione?
“Entrambe le cose. Anche se, per coltivare una passione, occorre prima conoscerla, rispettarla, amarla. Ecco perché il mio lavoro è stato indispensabile per arricchire il mio entusiasmo, il mio amore per il mare. Una passione sana, che ha bisogno di essere condivisa con gli altri e che possa aumentare la qualità della vita di ognuno. Per questo motivo la Guardia Costiera continua a lavorare e a impegnarsi affinché tutti quanti possano beneficiare del mare e delle sue risorse. Di un mare protetto, di un mare vicino agli interessi economici, culturali e sociali del Paese.
I richiami alla formazione di una “profonda coscienza ambientale” sono propri del Corpo, ma indicano anche un impegno che tutti, istituzioni e cittadini, devono onorare. Un mare ereditato dai nostri antenati e che abbiamo il dovere di consegnare intatto alle generazioni future.”
Chi si prende cura degli altri ci mette testa e cuore, in mare così come nelle
corsie di un ospedale. A lei cosa è stato più utile?
“Il risultato più utile e gratificante che io potessi riscuotere dalla mia vita e dalla mia carriera è stato quella di poter apprezzare da vicino la generosità e il coraggio che sono insiti nella gente di mare. Qualità che ritrovo in tutti gli uomini e le donne del Corpo, chiamati ogni giorno, non solo professionalmente ma anche e soprattutto umanamente, a mettere in campo le proprie energie, le proprie capacità, il proprio altruismo per proteggere la vita di chi si confronta con il mare, per lavoro o per svago.”
Che cosa impara un bambino per mare che non imparerebbe sulla terra?
“Mi piace cominciare da una parola semplice ma efficace: equipaggio. Inteso come famiglia, appartenenza. Mi rivolgo soprattutto ai più giovani che attraverso il mare e le attività nautiche hanno la possibilità di familiarizzare con quei valori imprescindibili e indispensabili nella crescita fisica ed emotiva di un individuo: l’amicizia, la lealtà, la fiducia in sé stessi e negli altri. A bordo, ognuno si sente importante, ha un compito, un ruolo, che non è mai fine a stesso, ma improntato sempre al bene comune, alla condivisione. Dove tutti possono trovare una propria identità, traendo dalla comunione con gli altri tutti i vantaggi e le esperienze che saranno determinanti per affrontare al meglio le complessità della vita; anche sulla terraferma, nel gioco come nel lavoro, nelle relazioni.”
L’attività del Porto dei piccoli è un S.O.S costante. Ogni giorno, in ospedale, a domicilio e adesso anche in rete, gli operatori si prendono cura dei bambini e dei loro famigliari che si trovano ad affrontare il percorso complicato della malattia. Tutto questo anche grazie alla forza di realtà istituzionali come la Guardia Costiera e al contributo di aziende pubbliche e private. Lei, in prima persona, è uno dei più appassionati sostenitori della Onlus. Perché?
“La mia permanenza a Genova, in qualità di Direttore Marittima della Liguria, mi ha permesso di conoscere una realtà diversa, di avvicinarmi alle importanti, insostituibili, attività portate avanti dal Porto dei Piccoli, con sacrificio e generosità. Iniziative alle quali ho sentito subito di aderire, attraverso la Guardia Costiera, offrendo la massima collaborazione, con mezzi e personale. Affinché il mare possa continuare a rappresentare un’opportunità e un traguardo anche per chi è meno fortunato.”