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Accessibilità portuale questa sconosciuta in Italia
All’Italia non servono più terminal portuali ma una maggiore e migliore accessibilità alle infrastrutture terminalistiche. E’ questa, in estrema sintesi, la riflessione principale emersa dalla presentazione via web del saggio di Andrea Appetecchia intitolato “Trasporti e Logistica: analisi e prospettive per l’Italia”. Secondo il responsabile dell’Osservatorio Logistica e Trasporto merci di Isfort (istituto di ricerca […]
All’Italia non servono più terminal portuali ma una maggiore e migliore accessibilità alle infrastrutture terminalistiche. E’ questa, in estrema sintesi, la riflessione principale emersa dalla presentazione via web del saggio di Andrea Appetecchia intitolato “Trasporti e Logistica: analisi e prospettive per l’Italia”.
Secondo il responsabile dell’Osservatorio Logistica e Trasporto merci di Isfort (istituto di ricerca e formazione costituito nel 1994 per iniziativa della Fondazione Nazionale delle Comunicazioni e delle Ferrovie dello Stato Italiane che insieme ne rappresentano la compagine societaria) “in Italia i porti devono cambiare pelle in un momento di criticità della domanda” di servizi portuali. Appetecchia ha aggiunto che “il nodo fondamentale oggi è il livello di accessibilità delle infrastrutture; i livelli di connessione poco efficienti rappresentano la maggiore criticità”.
Il porto di Trieste è stato da lui citato come un esempio di “snodo intermodale non solo per il nord-est d’Italia ma anche, e soprattutto, per il resto d’Europa”.
Zeno D’Agostino, presidente della port authority giuliana, a proposito di accessibilità portuale e capacità delle infrastrutture ha detto: “A Trieste abbiamo capito che servivano investimenti mirati; ad esempio la riorganizzazione delle manovre ferroviarie in capo a un unico soggetto ha permesso di ottimizzare e aumentare la capacità dello scalo”. Ciò che ancora non funziona in Italia, secondo D’Agostino, è “lo scarso dialogo fra porti e interporti”.
Pietro Spirito, presidente uscente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Centrale (Napoli e Salerno) ha evidenziato come “il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) non parla di accessibilità. E’ il solito elenco di infrastrutture”.
Secondo Marco Spinedi, presidente dell’Interporto di Bologna, “in Italia manca capacità di gerarchizzazione. Abbiamo troppi porti e interporti. O gerarchizziamo o il mercato deciderà da solo. Ci sono Paesi, come la Germania, che controllano e dominano il mercato, mentre altri, come l’Italia, che lo subiscono”. Spinedi ha infine aggiunto che sarebbe necessario eleggere “pochi nodi sui quali sui quali concentrare il traffico” altrimenti “il rischio è quello di continuare a spendere soldi a pioggia”.
N.C.