A Trieste nel 2020 calano le rinfuse solide (-70%) e liquide (-13%) ma salgono i ro-ro (+7%)
Sono, tutto sommato, non troppo negative le performance relative al 2020 del porto di Trieste. Nell’anno del Covid lo scalo ha infatti movimentato 54 milioni di tonnellate di merce, ovvero il 13% in meno del 2019, per un calo di 8 milioni. La contrazione, spiega l’AdSP, è da ascriversi soprattutto alla performance negativa delle rinfuse […]
Sono, tutto sommato, non troppo negative le performance relative al 2020 del porto di Trieste.
Nell’anno del Covid lo scalo ha infatti movimentato 54 milioni di tonnellate di merce, ovvero il 13% in meno del 2019, per un calo di 8 milioni. La contrazione, spiega l’AdSP, è da ascriversi soprattutto alla performance negativa delle rinfuse liquide (-13%) con 37.570.000 tonnellate movimentate, che ‘pesa’ per circa il 73% del calo totale.
Resiste invece il traffico container, che ha registrato una flessione del 2% (per 776mila Teu movimentati), dovuta – spiega ancora l’ente – al decremento dei Teu sui ro-ro da e per la Turchia e non a quello delle rotte con il Far East. Conclusione a cui arriva considerando che il terminal container del molo VII, con 692.800 Teu, ha viaggiato sugli stessi livelli del 2019.
A registrare invece una crescita è il segmento dei rotabili, in aumento del 7% sul 2019 con 243.500 unità transitate. Particolarmente elevate le performance di dicembre, mese chiuso con un aumento dei volumi del 25%.
Al contrario, nel 2020 calano notevolmente le rinfuse solide (-70%), non per effetto della pandemia ma a seguito alla chiusura dell’impianto siderurgico triestino della Ferriera di Servola. Arretrano del 5% inoltre le merci varie, che però sono tornate a crescere a dicembre, registrando un +3%.
Il 2020 di Trieste si chiude anche con un calo del 17% della movimentazione ferroviaria (8.000 i treni operati durante l’anno), anche in questo caso non per effetto della pandemia ma a causa del ridimensionamento della lavorazione dei treni alla Siderurgica Triestina, senza il quale la perdita sarebbe stata pari all’8%.
“Nonostante la congiuntura, i dati ci restituiscono un’idea di un porto in salute e la curva di traffico si è un po’ rialzata a fine anno per alcuni settori, ma bisognerà attendere ancora, per tornare ai numeri dalla fase pre-Covid”, ha commentato il presidente dell’AdSP Zeno D’Agostino, ricordando anche che nel periodo il porto ha comunque fatto “passi da gigante” grazie a “grandi trasformazioni e nuovi investimenti internazionali”.
Passando a Monfalcone, l’AdSP segnala che lo scalo ha movimentato 2,9 milioni di tonnellate di merce, in flessione del 28% sul 2019. In netto calo le rinfuse solide (-31%, per 2.030.000 tonnellate) e le merci varie (-20%). Più nel dettaglio, risulta in calo fortissimo il carbone (-95%, 22.000 tonnellate). I prodotti metallurgici, prima tipologia merceologica per peso, riportano una perdita del 21%, mentre la cellulosa, al secondo posto, cala del 9% (710.00 tonnellate).
In marcato declino infine anche il traffico di autovetture gestito dalla Cetal del Gruppo Grimaldi, che con 86.200 unità transitate perde il 40%.
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