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Assarmatori e Confitarma alla fine convergono sulla stabile organizzazione in Italia per i benefici del Registro Internazionale
Il muro contro muro fra le due associazioni dell’armamento italiano (o attivo in Italia) in merito alle condizioni alla base dell’estensione dei benefici del Registro Internazionale delle navi alle unità battenti bandiere comunitarie è giunto a un compromesso finale. Con l’annuncio odierno di Stefano Messina, presidente di Assarmatori, si pone fine a una lunga querelle. […]
Il muro contro muro fra le due associazioni dell’armamento italiano (o attivo in Italia) in merito alle condizioni alla base dell’estensione dei benefici del Registro Internazionale delle navi alle unità battenti bandiere comunitarie è giunto a un compromesso finale. Con l’annuncio odierno di Stefano Messina, presidente di Assarmatori, si pone fine a una lunga querelle.
“Per noi il tema essenziale è che chi prende l’aiuto debba avere un serio radicamento sul territorio nazionale e con ciò intendiamo stabile organizzazione ai sensi dell’art 162 del Tuir” ha detto parlando dei presupposti necessari affinché una shipping company (anche comunitaria) possa beneficiare degli sgravi contributivi e fiscali previsti dal Registro Internazionale Italiano finora riservati solo alle navi battenti il tricolore ma da domani anche a quelle iscritte in altri registri comunitari.
Le parole sono state accolte con soddisfazione da Mario Mattioli, presidente di Confitarma, che a SHIPPING ITALY ha detto: “La necessaria stabile organizzazione in Italia da parte dell’impresa estera può assumere la configurazione della sede di direzione. Confitarma lo sostiene da sempre, siamo contenti che anche Assarmatori condivida tale principio, che si pone in linea con quanto previsto dal quadro normativo del nostro Paese in particolare dal testo unico delle imposte sui redditi”.
Il tema è entrato nel vivo lo scorso mese di giugno quando la Commissione Europea ha rinnovato l’autorizzazione per l’Italia a concedere aiuti agli armatori (tramite appunto il Registro Internazionale) a fronte però dell’impegno ad attuare entro i primi mesi del 2021 questa estensione alle altre bandiere comunitarie. Al lavoro per questo intervento normativo c’è l’ufficio di Presidenza del Consiglio dei Ministri.
L’associazione presieduta da Stefano Messina ha fatto un piccolo ma importante passo indietro sulla questione perché fino a poche settimane fa sosteneva invece che la stabile organizzazione in Italia non dovesse essere un requisito necessario per accedere ai benefici del Registro Internazionale e nel sostenere questa tesi (a questo punto in parte ‘sconfessata’) ha cercato di fare gli interessi dei suoi associati che hanno il proprio quartier generale oltre confine. Fra questi in particolare la svizzera Mediterranean Shipping Company perché Msc Crociere sperava di poter ottenere soprattutto gli sgravi contributivi relativi ai molti marittimi italiani imbarcati sulle proprie navi battenti bandiera maltese.
Così evidentemente non sarà, per cui la compagnia proseguirà a operare come ha fatto finora ma, sempre secondo quanto risulta a SHIPPING ITALY, potrebbe esserci invece la possibilità che il gruppo guidato da Gianluigi Aponte decida in futuro di basare in Italia la nuova società dedicata alle crociere di lusso. E’ un’ipotesi, questa, attualmente allo studio, ma se uno dei fattori distintivi del nuovo marchio luxury dovesse essere il made in Italy ecco che una sede nel nostro paese (con relativi sgravi contributivi e fiscali) sarebbe un ottimo biglietto da visita per presentarsi sul mercato.
Nicola Capuzzo