Onorato ‘pubblica’ il primo capitolo contro di Meo: “Esiste un occulto finanziatore esterno?”
È rivolto contro il finanziere Antonello di Meo, come preannunciato, il primo attacco lanciato dal patron di Moby, Vincenzo Onorato, nei confronti di quelli che aveva descritto come “mandanti che lavorano nell’ombra e neppure tanto nell’ombra” ed “esecutori” di un piano volto in sostanza a far fallire le compagnie del suo gruppo. Senior Distressed Debt […]
È rivolto contro il finanziere Antonello di Meo, come preannunciato, il primo attacco lanciato dal patron di Moby, Vincenzo Onorato, nei confronti di quelli che aveva descritto come “mandanti che lavorano nell’ombra e neppure tanto nell’ombra” ed “esecutori” di un piano volto in sostanza a far fallire le compagnie del suo gruppo.
Senior Distressed Debt Analyst per il fondo Sound Point Capital (uno dei bondholder di Moby), Di Meo sarebbe già stato oggetto di un esposto depositato dalla famiglia Onorato al Tribunale di Milano e anche all’estero con l’accusa di insider trading ed estorsione. Accuse su cui il post pubblicato oggi su Facebook pare tornare, fornendo al riguardo anche ulteriori dettagli, naturalmente secondo il punto di vista dello stesso Onorato.
Nel messaggio, il patron di Moby e Tirrenia-Cin ha infatti offerto una ricostruzione dei rapporti avuti finora con il fondo. Dopo avere ricordato la richiesta di fallimento di Moby (poi rigettata) presentata nel settembre 2019 al Tribunale di Milano da “un gruppo di fondi di investimento capitanati da Sound Point Capital” che “dichiaravano di essere in possesso di una parte del bond di € 300.000.000 emesso a febbraio 2016”, il patron della ‘balena blu’ ha lanciato pesanti accuse contro il manager.
Secondo Onorato infatti durante la negoziazione con i bondholder, Di Meo avrebbe innanzitutto presentato proposte che “prevedevano l’impiego dei fondi Covid per pagare i creditori, o proposte di ristrutturazione del debito in violazione della par conditio dei creditori. Tutte cose un “filino” illegali…”.
L’affondo più pesante è però quello che si ritrova nella parte finale dell’intervento, dove Onorato da un lato pare indicare che Di Meo, da iniziale rappresentante di un gruppo di bondholders che insieme detenevano il 25% delle obbligazioni di Moby, sarebbe arrivato sulla base di quanto dichiarato “dal suo consulente finanziario e mediatore nella trattativa” ad avere in mano “circa il 25% del bond” da solo.
“Di chi sono i capitali che hanno finanziato l’acquisizione del bond di Di Meo? Sono capitali leciti? Perché non dichiara chi rappresenta? Se Antonello detiene circa il 25% del bond, anche avendolo comprato a sconto, avrà speso almeno una ventina di milioni di euro, da cui o le sue dichiarazioni dei redditi sono false o esiste un occulto finanziatore esterno. Abbiamo offerto ad Antonello la possibilità di guadagnare 3 volte il suo investimento e ha rifiutato. La sua volontà appare quella di non voler realizzare un lauto guadagno, finalità di tutti i fondi d’investimento speculativi. […] Nel caso di un deprecabile default di Moby, Antonello perderebbe il suo investimento e questo non avrebbe senso. Torniamo quindi alla vecchia domanda: chi si cela dietro di lui?”.
Nel messaggio Onorato suggerisce inoltre che Di Meo da novembre 2020 si sia trasferito in Dubai, essendo questo “un paese dove non esiste l’istituto dell’estradizione per reati finanziari”.
Il post di Onorato si chiude preannunciando “nuove puntate”, con un capitolo speciale dedicato “agli amici di Antonello, personaggi importanti, coinvolti in ruoli chiave nella nostra vicenda”.
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