Passi avanti e passi falsi (soprattutto al Sud) per lo sviluppo del Gnl come carburante navale in Italia
Il gas naturale liquefatto è – e probabilmente sarà ancora per un certo tempo – l’unico combustibile immediatamente applicabile su ampia scala, a basso impatto ambientale e utile nella transizione verso l’abbattimento delle emissioni di CO2 per la propulsione marina. Su questo si sono dimostrati d’accordo, seppur con sfumature diverse, i relatori intervenuti al forum […]
Il gas naturale liquefatto è – e probabilmente sarà ancora per un certo tempo – l’unico combustibile immediatamente applicabile su ampia scala, a basso impatto ambientale e utile nella transizione verso l’abbattimento delle emissioni di CO2 per la propulsione marina. Su questo si sono dimostrati d’accordo, seppur con sfumature diverse, i relatori intervenuti al forum organizzato da Assocostieri e Assarmatori sul ‘ruolo dei combustibili alternativi nella transizione energetica del comparto marittimo’. Parimenti, i partecipanti hanno concordato sul fatto che altri carburanti quali metanolo, idrogeno e ammoniaca avranno bisogno ancora di lunghi anni di sperimentazione per uscire dalla fase dei prototipi.
L’evento on line è stato anche l’occasione per avere da parte dei responsabili vari aggiornamenti sullo stato di avanzamento di alcuni dei progetti che, per quel che riguarda in particolare il Gnl, si stanno sviluppando lungo la Penisola. Se lo small scale dal terminal Olt Offshore sarà operativo dal 1 gennaio 2022 – ha confermato Marika Venturi quale Institutional Relations, Regulation and Commercial Manager della struttura – il progetto del deposito costiero di Napoli – per la verità recentemente bocciato (o posticipato che dir si voglia) dal presidente della AdSP Andrea Annunziata, che ha fatto sue le critiche dei rappresentanti locali del Movimento 5 Stelle – è “in fase di Via”, ha spiegato Valentina Infante, responsabile Lng and storage infrastructures di Edison, promotrice dello stesso progetto insieme a Q8.
“Nella mappa dei depositi italiani manca un po’ il Mezzogiorno: dobbiamo cercare di sviluppare una struttura a Napoli, interloquendo localmente per portare a casa l’ok” ha sottolineato ancora Infante.
A queste osservazioni ha indirettamente replicato Giovanni Annunziata, dirigente dell’AdSP del Mar Tirreno Centrale che, in rappresentanza dell’ente, ha rimarcato come “sia necessario coinvolgere gli enti territoriali”, data la “forte interconnessione del porto con la città”. Annunziata ha comunque lasciato aperta la porta evidenziando che si sta cercando di trovare una soluzione per il bunkeraggio di Gnl nello scalo campano.
Condivisa da molti dei partecipanti la necessità in ogni caso di dotare Napoli di un deposito vista la sua centralità, anche geografica, nell’intero Mediterraneo. “Sono zone di grande traffico marittimo, potenzialmente ancora più forte di Barcellona, in cui va considerata anche la forza del turismo” ha sottolineato ancora Infante, ricordando come Edison abbia avviato un progetto di deposito anche nel porto di Brindisi, che avrà come ‘bacino d’utenza’ anche Bari, scartata come possibile sede del terminal per ragioni di spazio.
Restando nell’ambito dei traffici turistici, un aggiornamento è stato fornito anche da Maurizio Zangrandi, amministratore delegato di Gnl Italia e di Olt, rispetto al terminal Snam di Panigaglia e in particolare alla realizzazione di una stazione di bunkeraggio per navi da crociera. “Stiamo studiando l’ingegneria di base e predisponendo la documentazione per il progetto, che riguarderà il reloading di bettoline da 20 ai 30mila metri cubi di capacità. Esclusi quelli legati agli iter autorizzativi, i tempi tecnici di realizzazione sono di 12-18 mesi”.
Per passare infine proprio alle procedure di autorizzazione, dalle istituzioni si segnala infine il contributo di Massimiliano Atelli, nuovo presidente della Commissione Via in seno al ministero dell’Ambiente, che a relatori e pubblico ha voluto far sapere di avere il “massimo dell’attenzione per il settore”. La stessa Commissione – ha aggiunto Atelli – “in media esprime una valutazione su un dossier al giorno, e su 344 pronunciamenti ha dato solo una decina di no secchi”. Insomma, ha concluso, non può più essere considerata un “signor no”.
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