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Tirrenia Cin: la quiete dopo la tempesta e l’ipotesi di un concordato in continuità (AGGIORNATO)
AGGIORNAMENTO DEL 25/5/2021 – h.9:00 E’ stata depositata la domanda in continuità per Compagnia Italiana di Navigazione. Con una nota il Gruppo Moby ha appena fatto sapere quanto segue confermando le anticipazioni di ieri di SHIPPING ITALY: “CIN SpA ha depositato nella serata di ieri, presso il Tribunale di Milano, una domanda in continuità. Il […]
AGGIORNAMENTO DEL 25/5/2021 – h.9:00
E’ stata depositata la domanda in continuità per Compagnia Italiana di Navigazione. Con una nota il Gruppo Moby ha appena fatto sapere quanto segue confermando le anticipazioni di ieri di SHIPPING ITALY:
“CIN SpA ha depositato nella serata di ieri, presso il Tribunale di Milano, una domanda in continuità. Il piano assicura le migliori condizioni per il rilancio dell’impresa, il mantenimento dei servizi ai clienti, la salvaguardia dei livelli occupazionali diretti e dell’indotto in un settore, quello marittimo, tra i più colpiti dalla crisi Covid-19, superata dalla compagnia grazie ad un business solido ed in crescita.
Il piano, pur prevedendo la vendita di alcuni asset, si basa sulla continuità aziendale, sul mantenimento dei posti di lavoro e delle rotte non prevedendo inoltre alcun tipo di contributo pubblico da convenzioni ma operando sempre in regime di libero mercato, tutto ciò anche in considerazione dei positivi risultati registrati nell’ultimo anno e dell’attuale trend ben al di sopra delle aspettative.
CIN SpA ringrazia il 95 per cento dei fornitori che, dando fiducia, avevano sottoscritto accordi con la Compagnia e anche Europa Investimenti per il supporto.
Il presupposto del piano di risanamento proposto si basa su un rigoroso piano di azioni posto in essere dal management nell’ultimo anno, che ha previsto una serie di misure per il contenimento dei costi, l’incremento delle quote di mercato e dei ricavi e la dismissione di alcune rotte non “core” per la compagnia ed ha così creato le condizioni per la presentazione ai creditori di un piano solido e sostenibile.”
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Lunedì 24/5/2021 – h.21:30
Alla fine, non avendo trovato un’intesa con Tirrenia in Amministrazione Straordinaria dopo settimane e mesi di tempesta, il Gruppo Moby avrebbe deciso di depositare al tribunale di Milano una proposta di concordato in continuità per Tirrenia Cin. Il condizionale è d’obbligo perché fino ad ora sono filtrate solo varie indiscrezioni dopo l’udienza di oggi mentre comunicazioni ufficiali non sono state fatte circolare. Una delle cose che più colpisce è proprio il silenzio che regna attorno a quanto avvenuto oggi nel capoluogo lombardo.
Così come era avvenuto per la procedura che riguarda Moby, il mancato accordo su un piano di ristrutturazione finanziaria condiviso con i creditori avrebbe quindi indotto l’azienda controllata da Vincenzo Onorato a optare per l’altra strada possibile al fine di mantenere in vita Compagnia Italiana di Navigazione. I dettagli del piano che verrebbe allegato a questa domanda di concordato in continuità ancora non si conoscono ma sarebbe già una notizia il fatto che Moby non voglia perseguire la strada di dichiarare lo stato di insolvenza per l’apertura della procedura di amministrazione straordinaria (ipotesi paventata invece dopo l’udienza del 6 maggio scorso).
In ogni caso una decisione spetterà al giudice (che si è riservato) se accettare o meno un’eventuale domanda di concordato in continuità presentata da Moby per Compagnia Italiana di Navigazione visto che pende sempre anche un’istanza di fallimento depositata dalla procura.
Come ricordato ancora recentemente da SHIPPING ITALY, il muro contro muro in quest’ultima fase del confronto fra il Gruppo Moby e Tirrenia in Amministrazione Straordinaria è stato rappresentato da alcune garanzie poste alla base del piano di ristrutturazione del debito basato su un piano di risanamento quinquennale. Tirrenia Cin, lo scorso 6 maggio, aveva rivelato in questi termini i dettagli dell’accordo sul rimborso (parziale) di quei 180 milioni di euro dovuti come pagamento differito per l’acquisto dell’ex-compagnia di navigazione pubblica. “La nostra offerta, supportata dall’intervento del Gruppo Europa Investimenti con un investimento di 63 milioni di euro, prevede il pagamento di 23 milioni di euro subito, di 20 milioni di euro nel corso del piano e di altri 101 milioni di euro entro il 2025, garantiti da ipoteche sulle navi, per un totale pari all’80% del credito ovvero 144 milioni di euro” aveva fatto sapere la balena blu. Un piano che a questo punto cambierebbe sia nella forma che nella sostanza in caso di concordato in continuità.
Nel caso di Moby, l’altra partita che si gioca in parallelo con i creditori, la proposta di concordato preventivo in continuità con contestuale istanza ai sensi dell’art. 167 della legge fallimentare prevede la “cessione di taluni beni che il management considera non più funzionali all’esercizio dell’impresa” e più nel dettaglio che “l’adempimento delle obbligazioni concordatarie avvenga mediante: i flussi che deriveranno dalla continuità aziendale sulla base del piano industriale 2021-2025; la vendita della divisione rimorchiatori (alla Rimorchiatori Riuniti Panfido) da attuarsi in un momento successivo all’eventuale ammissione della società al concordato preventivo; la vendita delle navi Moby Aki, Moby Wonder, Pietro Manunta, Giuseppe Sa e Moby Tommy; la vendita degli immobili di proprietà della società in Piazza San Babila 5 a Milano e nel Comune di Olbia; l’apporto che il socio Onorato Armatori Srl si è impegnato a effettuare in favore dei creditori finanziari della società per l’importo di 2 milioni di euro e infine ovviamente il pagamento dei creditori”.
Il concordato di Moby propone il pagamento integrale dei crediti prededucibili, dei creditori assisiti dai privilegi di cui all’art.552 cod. nav., dei creditori assistiti da privilegio generale sui beni facenti parte del patrimonio della società. Gli altri creditori sono suddivisi in tre classi: la prima composta da quelli “assistiti da privilegio speciale ipotecario e pignoratizio nei cui confronti è previsto il pagamento nei limiti della capienza dei beni su cui insiste il privilegio”, la seconda costituita dai creditori finanziari con privilegio speciale sui beni della società di cui la proposta prevede la soddisfazione minima al 13% e massima al 19% entro 48 mesi dall’omologa del concordato, la terza classe composta da tutti i restanti creditori commerciali chirografari che saranno soddisfatti nella misura minima pari al 15% e massima del 21% delle rispettive pretese sempre entro 48 mesi.