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Cosa prevede il piano depositato per Tirrenia Cin: le percentuali di rimborso dei debiti e le 5 navi da vendere
A poco più di 24 ore di distanza dal deposito presso il tribunale di Milano della proposta di concordato in continuità da parte di Compagnia Italiana di Navigazione (la società che ha rilevato dieci anni fa Tirrenia), SHIPPING ITALY è in grado di rivelare i dettagli dell’offerta che la società controllata da Moby ha messo […]
A poco più di 24 ore di distanza dal deposito presso il tribunale di Milano della proposta di concordato in continuità da parte di Compagnia Italiana di Navigazione (la società che ha rilevato dieci anni fa Tirrenia), SHIPPING ITALY è in grado di rivelare i dettagli dell’offerta che la società controllata da Moby ha messo sul piatto nella speranza di ottenere un preventivo via libera dai giudici e poi il voto favorevole dei creditori.
Come ormai noto non si tratta di un accordo di ristrutturazione finanziaria ex art.182 bis L.F. con il supporto dell’investitore finanziario Arrow Global (in quanto la compagnia di traghetti non è riuscita a trovare un accordo con Tirrenia in Amministrazione Straordinaria) bensì è un concordato con continuità aziendale. L’investitore finanziario si è reso comunque disponibile a supportare il rifinanziamento del debito liquidando “con 77 milioni banche e bondholders (ovvero l’intero debito nei confronti degli stessi)” ha fatto sapere la stessa Cin.
Alla base della proposta c’è un piano industriale che “prevede la vendita di talune navi considerate non più strategiche dal management e, segnatamente, delle motonavi Isola di Capraia, Beniamino Carnevale, Bithia, Janas e Athara”.
Nel dettaglio Cin ha chiesto di essere ammessa, ai sensi dell’art. 163 l.fall. alla procedura di concordato preventivo, sula base di una proposta che prevede:
- il pagamento integrale delle spese di ristrutturazione
- il pagamento integrale dei crediti prededucibili maturati in occasione e/o in funzione della presente procedura di concordato preventivo
- il pagamento integrale dei crediti prededucibili maturati in occasione della precedente procedura di concordato preventivo con riserva e sino alla data di presentazione del presente ricorso (i.e. dal 1 luglio 2020 al 24 maggio 2021) entro 6 mesi dall’omologazione del concordato
- il pagamento integrale dei creditori assistiti dai privilegi di cui all’art. 552 cod. nav. entro 12 mesi dall’omologazione del concordato
- il pagamento integrale dei creditori assistiti da privilegio generale sui beni facenti parte del patrimonio della società entro 12 mesi dall’omologazione del concordato
- l’eventuale pagamento dei creditori di Moby, nell’ipotesi di escussione della garanzia ipotecaria concessa in loro favore da Cin sulle navi facenti parte della sua flotta, fino a concorrenza della somma garantita di 77 milioni di euro entro 30 mesi dall’omologazione del concordato
- il pagamenti dei creditori chirografari nella misura minima garantita pari al 20% e incrementabile fino alla misura massima, non garantita, del 35% delle rispettive pretese entro la prima data tra il 31 dicembre 2025 e 36 mesi dalla data dell’omologa
Nella domanda di concordato, al paragrafo dedicato alle ‘immobilizzazioni materiali’, si legge che la flotta al 30 giugno 2020 valeva 370,4 milioni di euro anche se la perizia redatta dal prof. Bini (datata maggio 2020) stima entrate totali per quasi 250 milioni di euro nell’ipotesi di una liquidazione ordinata degli asset navali.
Un capitolo della domanda di concordato di cui SHIPPING ITALY è entrata in possesso parla nel dettaglio delle vendite programmate delle cinque navi previste nel Piano industriale specificando che è ipotizzato un incasso complessivo di circa 100,6 milioni di euro. Per il traghetto veloce Isola di Capraia si prevede la vendita per 1,9 milioni nel corso del 2022, il Beniamino Carnevale per 6,8 milioni di euro sempre nel 2022, così come anche il Bithia per 29,5 milioni. A seguire è programmata la cessione della nave Janas nel 2024 per 29,5 milioni e della Athara sempre nel 2024 per 32,5 milioni.
Quanto ai flussi di cassa derivanti dalla continuazione dell’attività aziendale, il Piano prevede per i ricavi passeggeri una lenta ripresa nel 2021 ma “con un tasso annuo di crescita composto negativo del 13% nel periodo 2019-2021”. Nel triennio 2022-2025, invece, è “previsto un aumento dei ricavi passeggeri pari al tasso di inflazione stimato in misura dello 0,5%”.
Per quanto concerne i ricavi merci “il Piano fattorizza il termine della sovvenzione con lo stato italiano e la chiusura delle rotte poco profittevoli relative alla Sicilia orientale con un conseguente decremento dei ricavi merci e un conseguente CAGR (compound annual growth rate, ndr) negativo in misura pari al 12% nel periodo 20219-2021″. In relazione al periodo 2022-2025 è invece previsto “un lieve incremento dei ricavi merci con un CAGR pari all’1,5%”. Anche per i ricavi di bordo le stime sono di un CAGR pari all’11,4% relativo al periodo 2021-2025.
Fra gli altri costi fissi da segnalare quelli per il personale marittimo che dal 2021 al 2025 saranno “influenzati dal cambio dell’operativo navi e della fotta, nonché dall’aumento relativo all’aggiustamento previsto nel contratto collettivo nazionale applicabile”, mentre per il personale amministrativo è prevista una riduzione del costo pari al 6% annuo dal 2022 al 2024.
La stessa documentazione rivela infine che, oltre al pubblico ministero di Milano, anche la società J-Invest (azienda fondata nel 2008, guidata dai soci Jacopo Di Stefano e Stefano Giura e specializzata nel settore dei distressed asset) ha presentato istanza di fallimento nei confronti di Compagnia Italiana di Navigazione.
Nicola Capuzzo