Ship recycling in Italia: uno dei decreti attuativi è pronto ma intanto quattro navi militari fanno rotta verso la Turchia
In attesa che il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili completi i decreti attuativi necessari per rendere effettive le misure e le risorse destinate dall’ultima Legge di Bilancio all’attività di rimozione e smaltimento dei relitti che giacciono in vari porti italiani, la Marina Militare si accinge a spedire in Turchia quattro unità giunte a […]
In attesa che il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili completi i decreti attuativi necessari per rendere effettive le misure e le risorse destinate dall’ultima Legge di Bilancio all’attività di rimozione e smaltimento dei relitti che giacciono in vari porti italiani, la Marina Militare si accinge a spedire in Turchia quattro unità giunte a fine vita.
In occasione del webinar “Towards a low-carbon shipping industry” la responsabile della direzione generale porti e navigazione del dicastero dei trasporti, Maria Teresa Di Matteo, ha reso noto che appena pochi giorni fa (il 26 maggio) ha firmato il decreto attuativo relativo alle procedure autorizzative mentre ancora non è arrivato in fondo quello relativo alle risorse da destinare alla norma che apre alla rimozione e allo smaltimento dei relitti e delle navi in disuso in vari scali italiani. Più precisamente, un articolo dell’ultima legge di Bilancio ha previsto la “Costituzione di un fondo finalizzato alla rimozione delle navi abbandonate nei porti” nella cui relazione illustrativa si legge che la disposizione “tende a gestire e risolvere un fenomeno frequente nei porti italiani relativo alla presenza di relitti navali e navi abbandonate che necessitano di essere rimossi e demoliti per ragioni di sicurezza della navigazione o per rendere nuovamente fruibili gli spazi portuali dagli stessi occupati”. Il comma 1 mira a istituire un fondo apposito presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e il comma 2 prevede la destinazione di una quota parte del fondo alla Forza Armata per la copertura dei costi di rimozione, demolizione e vendita, anche solo parziale, di navi, galleggianti, compresi i sommergibili, radiati dalla Marina militare presenti nelle aree portuali militari di Augusta, Taranto e La Spezia. Il nodo che rimane da sciogliere, per ammissione della stessa Di Matteo, è quello relativo al definitivo benestare da parte della Marina Militare.
La quale, secondo quanto risulta a SHIPPING ITALY, prima che il Governo prevedesse questa norma nell’ultima Legge Finanziaria, aveva già avviato l’iter per smaltire le prime quattro navi militari che si trovano nel porto di Augusta e son state venduta ‘As is’ (rimozione a carico dell’acquirente). Ad aggiudicarsi la gara pubblica bandita è stata la società turca Simsekler General Ship Chandlers & Ship Repair Inc. che ad Aliaga si occupa proprio di demolizioni e riciclo del naviglio dismesso. Un grosso player di mercato nel business del cosiddetto ‘ship recycling‘ che in passato si era ‘preso cura’ anche di alcuni mezzi navali di Saipem destinati alla demolizione.
Ironia della sorte dunque, nelle prossime settimane, probabilmente prima o in concomitanza con il momento in cui la direzione del Ministero avrà firmato anche il secondo decreto attuativo necessario per far entrare in vigore procedure e risorse utili per avviare lo smaltimento del naviglio abbandonato o in disarmo nei porti italiani, quattro navi della Marina Militare lasceranno il porto di Augusta a bordo di una nave autoaffondante dirette in Turchia.
Nicola Capuzzo
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