Occupazione sulle navi italiane: quali ruoli cercano le aziende e cosa manca per favorire il lavoro
Lo studio sulla competitività del Registro Internazionale delle navi e sulla bandiera italiana pubblicato dal Gruppo Giovani di Confitarma affronta, in un apposito paragrafo, anche i dati sull’occupazione dei marittimi per i quali si registra “una tendenza completamente opposta e incoraggiante” rispetto al trend negativo del naviglio registrato in Italia. Nel mese di agosto 2019 […]
Lo studio sulla competitività del Registro Internazionale delle navi e sulla bandiera italiana pubblicato dal Gruppo Giovani di Confitarma affronta, in un apposito paragrafo, anche i dati sull’occupazione dei marittimi per i quali si registra “una tendenza completamente opposta e incoraggiante” rispetto al trend negativo del naviglio registrato in Italia.
Nel mese di agosto 2019 Cnel e Inps hanno pubblicato uno studio che, per la prima volta nella storia del settore marittimo, fornisce il numero ufficiale dei lavoratori italiani e comunitari a cui si applica il Ccnl Confitarma (32.893 unità) e di quelli a cui si applica il Ccnl Fedarlinea (3.090), per un totale di 35.983 unità. “Di questi – si legge nell’analisi di Confitarma – 8.117 sono personale di terra, quindi il numero di posti di lavoro a bordo coperti da personale italiano/comunitario risulta pari a 27.866 che, in virtù delle rotazioni necessarie a garantire i riposi a terra, danno lavoro a circa 38.000 marittimi. Tali dati confermano che grazie all’istituzione del Registro Internazionale (Legge n.30/1998), la bandiera italiana si colloca oggi al primo posto in Europa per marittimi comunitari impiegati (di cui la grande maggioranza sono italiani)”.
Se quindi, nonostante il declino della bandiera italiana in termini di tonnellaggio e di numero di navi iscritte, il Registro Internazionale ha rappresentato una storia di successo dal punto di vista occupazionale, “è facile immaginare che se si riuscisse a invertire tale tendenza negativa l’occupazione di marittimi comunitari aumenterebbe sicuramente” sottolinea la Confederazione degli armatori. Oltre a ciò, nell’analisi si legge: “Considerato che la domanda di personale altamente qualificato da parte delle imprese armatoriali trova sempre più difficoltà a essere soddisfatta dal mercato del lavoro marittimo, un’ulteriore incentivo per consolidare e aumentare l’occupazione marittima italiana si avrebbe sicuramente con l’attuazione di alcune riforme in materia di lavoro marittimo – realizzabili senza oneri per l’Erario – che da tempo attendono il loro compimento”.
Tra queste viene segnalata in primis “la tanto attesa attuazione della riforma del collocamento della gente di mare e l’istituzione dell’Anagrafe Nazionale della gente di mare in formato digitale, ferme dal lontano 2006. L’attuazione di tale riforma consentirebbe finalmente di avere un quadro certo del numero, delle qualifiche e delle certificazioni possedute sia dai marittimi occupati, sia da quelli disoccupati e, più in generale, della situazione del mercato del lavoro marittimo” sostiene Confitarma. In questo modo si garantirebbe finalmente al settore uno strumento efficace di incontro fra la domanda e l’offerta di lavoratori marittimi italiani. Anche la semplificazione dei requisiti di accesso e aggiornamento dei percorsi formativi di alcune figure professionali richieste sul mercato del lavoro marittimo potrebbe dare nuovo slancio all’occupazione marittima nazionale.
“Ci riferiamo – scrivono gli armatori – in particolare a quelle figure professionali – di cui il cuoco equipaggio rappresenta il caso più eclatante ma certo non l’unico – caratterizzate da un’elevata specializzazione e per le quali si registra una domanda da parte dell’armamento che l’attuale offerta di lavoratori marittimi italiani non è totalmente in grado di soddisfare (ad esempio ufficiali elettrotecnici, operai meccanici, tankisti, gasisti, comuni di macchina, comuni elettrotecnici). Tale carenza è in gran parte da addebitare a una normativa che disciplina i requisiti di accesso a tali professioni ampiamente superata, in quanto non rispondente né alle ultime riforme del sistema scolastico, né all’evoluzione dei fabbisogni di competenze delle imprese o, come nel caso degli ufficiali elettrotecnici, ancora non attuata nel nostro ordinamento”.
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