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Per il porto di Livorno un appello alla coesione per ottenere infrastrutture, Zls e ferrovie
Livorno – Partendo dai dati sui fondi di sviluppo europei che in Italia hanno privilegiato l’apparato industriale del Nord con i due poli portuali a est e ovest rappresentati da Trieste e Genova e dall’altra parte osservando la grande attenzione data agli incentivi per lo sviluppo del Sud a coprire il gap che, partendo dalle […]
Livorno – Partendo dai dati sui fondi di sviluppo europei che in Italia hanno privilegiato l’apparato industriale del Nord con i due poli portuali a est e ovest rappresentati da Trieste e Genova e dall’altra parte osservando la grande attenzione data agli incentivi per lo sviluppo del Sud a coprire il gap che, partendo dalle infrastrutture, coinvolge l’intera economia meridionale, preoccupante per il riflesso sulla popolazione dal lato sociale, al centro del Paese sembra di essersi ritrovato come il classico vaso di coccio in mezzo ai due di ferro. Da questa considerazione ha preso spunto l’iniziativa di Articolo Uno, accolta dai vertici della portualità livornese che si sono recentemente riuniti nello storico palazzo dei portuali con i rappresentanti politici del partito Pier Luigi Bersani e (in collegamento) la sottosegretaria del Mef, Maria Cecilia Guerra, supportati dal deputato Pd Andrea Romano. Assenza invece rilevata da più voci quella del presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani.
Dal tavolo del convegno il presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Settentrionale, Luciano Guerrieri, in carica da circa un trimestre, ha espresso fiducia in un quadro dove invece le critiche e le rimostranze sono state molte: una su tutte la mancanza di forza politica territoriale, ragione per cui di fatto il principale porto toscano sarebbe stato tenuto in scarsissima o nulla considerazione nell’elaborazione del Recovery Plan destinandolo ad oggi, insieme al territorio del centro Italia, a un ruolo quantomeno marginale.
Guerrieri, anche commissario per la realizzazione (entro il 2026) della Darsena Europa, nell’occasione ha informato di essere in attesa del decreto di deperimetrazione e che proseguono e si attendono a breve i pareri degli istituti di ricerca competenti dal lato ambientale per la fuoriuscita dagli obblighi Sin (Sito Interesse Nazionale di bonifica) dell’area. Mentre dal lato finanziamenti è noto che i soldi per mettere a gara i lavori (550 milioni di euro) ci sono e che altri sono attesi dai privati, molto importante – ha sottolineato Guerrieri – sarà l’applicazione della Zona Logistica Semplificata in considerazione del cambio di passo che si cercherà di compiere: quello di riportare la manifattura e l’industria nell’area livornese ma anche piombinese.
Riportare la produzione nel territorio in modo che lo scalo labronico possa tornare a essere quel porto delle industrie, oltreché porto commerciale, come era anteguerra, sarà fondamentale per creare nuovi posti di lavoro – ha spiegato il presidente di Confindustria Livorno, Piero Neri – perché nonostante il bicchiere visto “mezzo pieno” e la realizzazione della Darsena Europa come “ormai una realtà” cui servirà subito l’indispensabile contorno infrastrutturale fatto di collegamenti viari e ferroviari, il vero problema è che, a fronte di un aumento dei traffici, è ormai chiaro che per effetto dell’evoluzione tecnologica non si avrà un proporzionale aumento di posti di lavoro: ecco dunque la necessità di cercare nuove aree da utilizzare per i futuri insediamenti industriali, a cui Confindustria sta già lavorando, per poter completare il quadro per una vera ripresa economica. Da Piero Neri è arrivato anche l’auspicio e la spinta a creare nel cluster portuale uno spirito di comunità che metta fine alle conflittualità fra gli operatori e che, per compattezza e forza, riesca a farsi sentire a Roma.
“Alti livelli di formazione non solo per i giovani, ma anche per tutte le età e figure professionali che, in un’era come quella attuale, non possono resistere alle innovazioni tecnologiche senza continui aggiornamenti” è una delle ricette suggerite da Gloria Dari, presidente dell’associazione degli spedizionieri livornesi Spedimar. Così come quella che, se applicata, potrebbe rappresentare una svolta all’annosa questione di carenza infrastrutturale ferroviaria locale: prendere spunto dal porto di Trieste e far avocare all’authority labronica la gestione delle ferrovie con accordi diretti con Rfi.
Altre considerazioni dello stesso tenore sono state portate dalla assessora comunale al porto Barbara Bonciani e da altri esponenti sindacali e politici. Molti i lavori infrastrutturali e di collegamento mancanti o da adeguare alle esigenze attuali rimarcati nel convegno e la richiesta alla sottosegretaria Guerra – convinta che ancora si possano inserire opere nel Recovery Plan – di spingere per sostenere il territorio partendo del completamento della “ Tirrenica”, opera per la quale è attesa la risoluzione del contenzioso fra Sat e lo Stato con l’auspicio poi di un commissario che riesca, in tempi ragionevoli, a concluderla e che, per quei soli 3 chilometri e mezzo varati, fa pure pagare 70 centesimi a chi li percorre: una vera beffa oltre al danno.
Cinzia Garofoli