Gate intasati: Psa replica agli autotrasportatori mentre Adsp Genova idea un altro autoparco
Come era prevedibile, l’ultimo attacco frontale mosso dall’autotrasporto (in particolare dalla sigla Trasportounito) ai terminalisti del porto di Genova dopo l’ennesimo episodio di congestione ai gate non è passato inosservato. Una nota di Psa, che gestisce due terminal container dello scalo (Genova Prà e Sech), secondo i camionisti fra i maggiori responsabili della situazione, ha […]
Come era prevedibile, l’ultimo attacco frontale mosso dall’autotrasporto (in particolare dalla sigla Trasportounito) ai terminalisti del porto di Genova dopo l’ennesimo episodio di congestione ai gate non è passato inosservato.
Una nota di Psa, che gestisce due terminal container dello scalo (Genova Prà e Sech), secondo i camionisti fra i maggiori responsabili della situazione, ha duramente replicato, ritenendo “evidente il tentativo di colpire i terminal Psa a Genova indicandoli quale causa principale delle problematiche relative alla viabilità che si sono verificate lo stesso giorno sulla rete urbana e autostradale del nodo genovese. Risulta invece evidente quanto il sistema trasportistico locale sia fragile e come, qualora si verifichi un picco di traffico, esso diventi ingestibile”.
Lungo e articolato l’elenco delle cause che, secondo Psa, stanno invece all’origine del problema: “stato disastroso” delle autostrade, mancata programmazione degli arrivi dei camion ai varchi (a riprova Psa cita giornate caratterizzate da un similare numero complessivo di mezzi transitati senza creare intoppi) e limiti alla flessibilità dei terminal nella possibilità di gestire i picchi, ritardi nel potenziamento dell’infrastrutturazione ferroviaria, sterilità dell’apertura serale dei gate stanti i limiti orari dei magazzini di ricezione/invio merce e i cantieri autostradali serali/notturni.
Solo all’ultimo posto della lista e mutando i toni il terminalista di Singapore inserisce l’unico fattore che ha una responsabilità precisa (non esplicitata), con l’auspicio che “le Autorità preposte accelerino la realizzazione delle opere infrastrutturali necessarie a massimizzare l’efficienza del porto di Genova e dei suoi varchi, favorendo un flusso programmato delle merci e sburocratizzando al contempo i propri processi interni”.
Occasione mancata per ricordare che le “opere infrastrutturali necessarie a massimizzare l’efficienza del porto di Genova”, cioè un autoparco a servizio dei terminal in cui far confluire i mezzi pesanti al fine di regolarne poi l’afflusso ai gate, sono inserite da oltre 15 anni nella pianificazione dell’Autorità portuale (oggi di Sistema) e già abbondantemente finanziate.
È dagli accordi con cui Ilva restituì nel 2005 alla città parte delle aree della sua acciaieria, infatti, che una porzione di queste (cosiddetta Erzelli bis) è stata destinata all’ente portuale per allestirvi un autoparco, con tanto di finanziamento ministeriale di 70 milioni di euro, stanziato pochi anni dopo e comprensivo della cifra utile alla sopraelevata portuale.
Come è noto l’ente non vi ha mai provveduto ed anzi, ancora nella primavera del 2018, definendo immaturo il progetto dell’autoparco, si adoperò affinché ad Erzelli bis potessero proseguire le attività installatevi da anni (a dispetto di svariate pronunce giudiziarie), vale a dire un deposito container gestito dal gruppo Spinelli. A nulla valse il fermo plurigiornaliero che l’autotrasporto proclamò nel luglio di quell’anno.
Anzi. Dopo il Morandi e il decreto Genova arrivarono altri soldi e l’opera slittò fra quelle a corsia privilegiata, ricompresa nel mega appalto di interventi stradali da 124 milioni di euro. Presentandolo alla Camera nel giugno 2019 (si veda immagine in pagina) l’Autorità presieduta da Paolo Emilio Signorini previde l’aggiudicazione per il novembre 2019 e l’avvio lavori nel marzo 2020: la prima avvenne nel dicembre 2019 (a Pizzarotti), ma ad oggi, con l’appalto lievitato prima a 128 e poi a 141 milioni di euro, non è stato mosso un centimetro di asfalto e l’inizio lavori è slittato di 18 mesi al settembre 2021.
Che sia o meno l’effetto del modello Genova individuato da molti come imprescindibile paradigma per le opere dell’intero paese, l’Autorità è andata oltre. Mentre l’autoparco di Erzelli 2 è sparito dai radar pur essendo come detto parte di un appalto già aggiudicato (inevase le domande poste sul punto ad Adsp), a valle dell’ultima giornata di passione per i gate genovesi l’ente ha rivelato al quotidiano Il Secolo XIX di aver avviato la valutazione di un nuovo autoparco, da realizzarsi in un’area di proprietà Eni (cosiddetta Fondega Sud, 8 milioni di euro la valutazione circolata), collinare, alle spalle di un abitato, molto distante sia da Pra’ che da Sampierdarena e ad essa collegata solo attraverso strade urbane a traffico intenso.
Di tutto ciò la nota di Psa non reca traccia, chiudendo per contro con un suggerimento per “ridurre in tempi brevi per ridurre le situazioni di disagio”, incentrato sulla “programmazione puntuale dei traffici camionistici in arrivo”, attraverso “una semplice app che permetterebbe anche di verificare in anticipo che tutta la documentazione utile all’ingresso risulti essere in ordine, garantendo così un transito veloce e sicuro della merce, minimizzando i tempi di transito e massimizzando l’efficienza del nostro porto”.
Per domani, mercoledì 7 luglio, è stato convocato un incontro presso la locale Autorità di Sistema Portuale con la presenza dei rappresentanti dell’autotrasporto e dei terminal Psa Sech e Psa Genova Prà convocati dall’ex segretario generale Sanguineri.
Andrea Moizo
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