La bocciatura dell’emendamento portuale irrita anche Ancip e sindacato
Dopo Assiterminal, che ha attaccato frontalmente il Ministero dell’Economia e delle Finanze ritenuto responsabile, anche Ancip e Filt Cgil, hanno stigmatizzato la bocciatura, da parte della Commissione Bilancio della Camera che sta lavorando alla conversione in legge del DL Sostegni bis (data limite 27 luglio), di un emendamento a contenuto portuale-marittimo. Ad essere saltata (almeno […]
Dopo Assiterminal, che ha attaccato frontalmente il Ministero dell’Economia e delle Finanze ritenuto responsabile, anche Ancip e Filt Cgil, hanno stigmatizzato la bocciatura, da parte della Commissione Bilancio della Camera che sta lavorando alla conversione in legge del DL Sostegni bis (data limite 27 luglio), di un emendamento a contenuto portuale-marittimo.
Ad essere saltata (almeno per il momento, non è del resto solo la proroga ai primi 7 mesi del 2021 di quanto previsto dal DL Rilancio per il periodo febbraio-dicembre 2020, vale a dire l’abbattimento da parte delle Autorità di Sistema Portuale (finanziariamente in grado di permetterselo) dei canoni dei terminalisti (a fronte della dimostrazione di una riduzione di fatturato superiore al 20% rispetto al gennaio-luglio 2019).
L’emendamento, promosso da Partito Democratio e Lega, avrebbe prorogato e ritoccato varie misure del DL Rilancio attraverso più interventi: l’abbattimento dei canoni autorizzativi degli articoli 16 e 17 nonché di stazioni marittime e altri concessionari portuali; lo stanziamento di 4 milioni nel 2021 per il sostegno alle compagnie portuali (rappresentate, associativamente, da Ancip); la possibilità di usare anche in relazione al 2021 i 50 milioni di euro stanziati per coprire (26 milioni) anche le Adsp non in grado di autofinanziare l’abbattimento dei canoni e per ristorare (24 milioni) i gruppi degli ormeggiatori (a fronte di riduzione di fatturato); possibilità per le Adsp di utilizzare a questi fini anche nel 2021 gli avanzi di amministrazione (fino a 10 milioni di euro complessivi); l’attribuzione ai concessionari dell’eventuale residuo dei suddetti 50 milioni di euro (con decreto ministeriale a stabilire le condizioni di applicazione).
Anche Ancip, “dicendosi sconcertata e incredula”, ha ascritto la bocciatura alla “burocrazia del Mef. “Si parla tanto di sviluppo e di ripresa ma ancora assistiamo interdetti che si permetta a qualche burocrate ministeriale di confliggere contro la volontà del Parlamento della Repubblica Italiana e di compromettere irrimediabilmente l’operatività delle imprese portuali e la conseguente vita di migliaia di operatori portuali”. E anche nel caso di Ancip si conclude con una minaccia, per ora velata: “Non assisteremo passivi a questo sopruso e chi sta ostacolando tali proposte normative si sta assumendo una responsabilità enorme dinanzi a decine di migliaia di lavoratori”.
Sulla stessa linea d’onda – ma coinvolgendo anche il Mims – una nota della Filt Cgil: “È inspiegabile come si possa bloccare una richiesta che punta al sostegno del lavoro e, quindi, dei lavoratori a fronte degli evidenti effetti derivanti dalla pandemia. Frenare o soffocare la ripresa del lavoro, rimpallando tra i vari ministeri l’ammissibilità del provvedimento emendativo non giova a nessuno, soprattutto al Paese ed al suo già provato tessuto produttivo. Non è possibile accettare l’indisponibilità di Mims e Mef nell’aiutare un settore in profonda crisi e nell’accompagnarlo, con una limitata quota parte degli avanzi di amministrazione delle Autorità di Sistema Portuale ad uscire meglio e più velocemente dal tunnel della pandemia. Non resteremo inermi di fronte ad una legittima richiesta di aiuto per il settore ma soprattutto per l’occupazione e l’economia del Paese”.
A.M.
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