Il reshoring può essere un’opportunità per l’export delle imprese italiane e per i logistics provider
Riportare in Italia parte della produzione delocalizzata negli anni passati per ragioni di convenienza economica o affidarsi in misura maggiore a fornitori ‘prossimi’. Il fenomeno del reshoring (e affini) ha conquistato la ribalta con l’esplosione della pandemia e il dispiegarsi sulle supply chain di tutti i limiti legati alla dipendenza dall’estero (Cina e paesi del […]
Riportare in Italia parte della produzione delocalizzata negli anni passati per ragioni di convenienza economica o affidarsi in misura maggiore a fornitori ‘prossimi’. Il fenomeno del reshoring (e affini) ha conquistato la ribalta con l’esplosione della pandemia e il dispiegarsi sulle supply chain di tutti i limiti legati alla dipendenza dall’estero (Cina e paesi del Far East in primis), costi dei trasporti alle stelle inclusi.
Ma fa temere – in particolare agli operatori logistici e dei trasporti – che possa tradursi in una minore richiesta di servizi e più in generale che possa portare l’Italia ad essere meno inserita nei commerci internazionali e nelle catene globali del valore aggiunto.
Un timore comprensibile ma non giustificato secondo Alsea (Associazione Lombarda Spedizionieri e Autotrasportatori), che nell’evento di presentazione del report ‘Ruolo dell’Italia nelle catene globali del valore’ – realizzato in collaborazione con l’Osservatorio Export Digitale del Politecnico di Milano – ha provato a ribaltare la prospettiva su questo fenomeno sia sulla base delle risultanze dello studio, sia portando le esperienze dirette di diverse imprese che hanno trovato nella rilocalizzazione una nuova chiave per rilanciarsi sull’export.
Due in particolare i casi illustrati durante il convegno, quello di Five (Fabbrica Italiana Veicoli Elettrici) e di SchlegelGiesse, che realizza accessori per serramenti.
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