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Cfft disinnesca gli aumenti tariffari di Civitavecchia sulla sicurezza alimentare
Il 28 marzo scorso è entrato in vigore un decreto legislativo che ha recepito il regolamento europeo 625 del 2017 “relativo ai controlli ufficiali e alle altre attività ufficiali effettuati per garantire l’applicazione della legislazione sugli alimenti e sui mangimi, delle norme sulla salute e sul benessere degli animali, sulla sanità delle piante nonché sui […]
Il 28 marzo scorso è entrato in vigore un decreto legislativo che ha recepito il regolamento europeo 625 del 2017 “relativo ai controlli ufficiali e alle altre attività ufficiali effettuati per garantire l’applicazione della legislazione sugli alimenti e sui mangimi, delle norme sulla salute e sul benessere degli animali, sulla sanità delle piante nonché sui prodotti fitosanitari”. E il giorno dopo il Posto di Controllo Frontaliero del porto di Civitavecchia, dipendente dal Ministero della Salute, ha comunicato i nuovi importi delle tariffe dei suoi servizi conseguenti alla novità normativa.
Incremento che ha fatto trasalire Civitavecchia Fruit & Forest Terminal, che nello scalo laziale gestisce alcuni magazzini, anche doganali, per lo stoccaggio e la movimentazione, presso la banchina pubblica n. 24, di frutta, prodotti forestali e merci varie. Secondo quanto si evince da un’ordinanza appena emessa dal Tar del Lazio, del resto, “per il rilascio dei certificati prima del 29.3.2021 venivano pagati euro 70,00 per 16 certificati, dopo il 29.3.2021 euro 663,36 per 12 certificati”, un aumento cioè del 1163%.
Da qui la decisione di Cfft (assistita da Legal4Transport) di impugnare il provvedimento e di richiedere i danni fin qui maturati, accolta positivamente in via cautelare dal tribunale romano con la sospensione del medesimo fino al merito, fissato per dicembre. Ritenuta evidentemente verosimile dai giudici la prospettazione di Cfft, che in caso di mantenimento dell’incremento tariffario, ha scritto in memoria, “si vedrebbe costretta ad interrompere la propria attività e con essa i rapporti commerciali con le imprese clienti appaltatrici e con le altre imprese dell’indotto, con gravi ricadute anche sul fronte dell’occupazione”.
A.M.