Altro sciopero in arrivo al porto di Genova: Culmv attacca terminalisti e Adsp
Da tempo non si assisteva nei porti italiani a due intere giornate di sciopero indette a breve distanza una dall’altra, ma è quanto rischia di accadere a Genova, dove, dopo lo stop proclamato dalle segreterie provinciali di Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti per lunedì prossimo, si fermerà per 24 ore anche la Culmv (il […]
Da tempo non si assisteva nei porti italiani a due intere giornate di sciopero indette a breve distanza una dall’altra, ma è quanto rischia di accadere a Genova, dove, dopo lo stop proclamato dalle segreterie provinciali di Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti per lunedì prossimo, si fermerà per 24 ore anche la Culmv (il fornitore di manodopera temporanea ex art.17).
È quanto ha deciso per il 28 luglio il consiglio unitario dei delegati della Compagnia, che, impiegando circa la metà dei 2mila portuali attivi a Genova, può impattare su una porzione importante delle attività quotidiane dello scalo. Proprio il tema dei numeri è uno degli argomenti che Culmv rivendica nei confronti dell’Autorità di Sistema Portuale, cui si chiede retoricamente “che fine abbia fatto il piano dell’organico porto”, strumento che per legge l’ente dovrebbe aggiornare annualmente (siamo fermi al 2018) per stabilire i “fabbisogni lavorativi in porto” e utilizzare conseguentemente i previsti strumenti in tema di formazione, riqualificazione e ricollocazione dei portuali.
La vertenza è però molto più ampia e sfaccettata e prende le mosse dalla constatazione – riportata nella nota di proclamazione sottoscritta dalle tre segreterie confederali – che alla ripresa dei traffici dello scalo rispetto al 2020, +9,6% in tonnellate, non ha corrisposto un proporzionale aumento delle giornate di lavoro della Culmv: “Le giornate lavorate nel maggio 2021 crescono rispetto al dato disastroso del 2020, ma rimangono distanti da quelle lavorate nel 2019 (-12,7%)” e questo sebbene il gap in tonnellate rispetto a due anni fa sia decisamente minore (-8,3) e addirittura a maggio si sia registrata una crescita in termini di container movimentati (240mila Teu vs 232mila).
“A volumi in crescita – denunciano i delegati Culmv – corrisponde meno lavoro per i camalli, con carichi di lavoro crescenti e una esasperata ricerca della produttività. Se l’aumento delle produttività è annoverato tra i fattori che rendono più competitivo il nostro scalo occorre porre attenzione a come questo aumento si realizza. Occorre ragionare sulla sicurezza, sui tempi di guida e fare attenzione a quale organizzazione del lavoro si sta lentamente affermando sulle banchine. Ci preoccupa, ad esempio, la forte pressione dei terminal per ottenere una crescente flessibilità dei lavoratori che va ben oltre quella prevista dal CCNL dei porti, una martellante ricerca di risparmiare sul costo del lavoro che sta ingenerando una concorrenza tra lavoratori che riteniamo inaccettabile e dannosa per tutti i lavoratori del porto”.
La partita coi terminalisti si incrocia con quella del piano di risanamento e sviluppo concordato con l’Adsp a fronte della sottoscrizione da parte di quest’ultima degli strumenti finanziari partecipativi necessari al riassetto dei bilanci della Compagnia. Il piano prevedeva la revisione dei singoli accordi che la Culmv stipula coi terminalisti “al fine di ottenere tariffe di equilibrio”. Secondo la nota però “alcuni contratti sono stati fatti, con altri operatori le trattative sono lente e faticose”.
Sul tema l’attacco è frontale “Quale garanzie di giornate lavorate e di continuità avrà la Culmv? Che affidabilità hanno dei soggetti che stipulano accordi di collaborazione e poi ricorrono a tutti i trucchi possibili per risparmiare sugli avviamenti? Che ruolo intende avere l’Autorità di Sistema Portuale in questo delicato momento?”. A queste domande, chiude la nota, occorrono “risposte, soluzioni efficaci e veloci”.
Per il momento dai destinatari, l’Adsp e la sezione terminalisti di Confindustria, non sono giunte reazioni.
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