DL Venezia, ecco il testo: i ministri hanno firmato in bianco, al via la “trattativa” sugli indennizzi
Quello che ieri era solo un sospetto, è divenuto certezza: il Governo non ha diffuso i numeri del decreto con cui ieri ha rivoluzionato la crocieristica veneziana perché i numeri, semplicemente, non ci sono. In base al documento che SHIPPING ITALY pubblica qui in esclusiva, infatti, per quanto possa apparire incredibile i ministri avrebbero firmato non […]
Quello che ieri era solo un sospetto, è divenuto certezza: il Governo non ha diffuso i numeri del decreto con cui ieri ha rivoluzionato la crocieristica veneziana perché i numeri, semplicemente, non ci sono.
In base al documento che SHIPPING ITALY pubblica qui in esclusiva, infatti, per quanto possa apparire incredibile i ministri avrebbero firmato non un testo definitivo, ma solo una bozza, di fatto in bianco per quel che riguarda il cuore del provvedimento, vale a dire il quantum degli indennizzi garantiti alle categorie colpite dal divieto. Addirittura, anzi, la bozza riporta due versioni del comma principale (il terzo dell’articolo 1).
In ogni caso non si stabilisce l’ammontare del fondo ristori né si individuano le coperture e si rinviano a un successivo decreto del Mims “le modalità per l’erogazione dei contributi”, descritti solo vagamente anche nella versione più dettagliata del comma. Non è stabilito ad esempio fino a che data saranno ristorati alle compagnie di navigazione gli approdi già programmati dopo il primo agosto (entrata in vigore del provvedimento), anche se quantomeno si stabilisce che tali contributi saranno quantificati “in relazione agli eventuali maggiori costi sostenuti per la riprogrammazione delle rotte e per i rimborsi, non già coperti da assicurazione, riconosciuti ai passeggeri che abbiano rinunciato al viaggio per effetto della riprogrammazione delle rotte”.
In bianco anche il limite della porzione del suddetto fondo destinata a Vtp (concessionario dell’attuale stazione marittima) e ai “soggetti esercenti i servizi connessi all’attività dei medesimi terminal”. E ignoto conseguentemente l’ammontare delle “misure di sostegno dell’occupazione dei lavoratori”. Persino sulle risorse per la realizzazione degli approdi diffusi – che le note di palazzo Chigi e Mims ieri quantificavano in 157 milioni di euro – la bozza di decreto non riporta in realtà alcuna cifra.
Insomma, l’uscita governativa di ieri – ora è ufficiale – è stata soprattutto propaganda: il provvedimento è nella sostanza tutto da scrivere. E la sostanza non sono sofismi giuridici ma soldi, come del resto ha fatto ben capire il governatore veneto Luca Zaia: “Nel decreto ci sono i passaggi che creano la possibilità di una trattativa rispetto a Vtp, di cui la Regione è il principale azionista, ai ristori, e a una discussione sulla proroga della concessione, per cui resto fiducioso, in particolare della parola del premier”.
Da oggi, cioè, inizia una negoziazione decisamente ardua per l’esecutivo. E, viste le cifre in ballo, che Vtp e gli altri operatori, a differenza parrebbe del Governo, hanno quantomeno individuato – l’ordine è quello delle centinaia di milioni di euro – non resta che lo stupore per decine di ministri pronti a firmare in bianco, pur nella consapevolezza che, di fronte a un concedente che dalla sera alla mattina cancella diritti sanciti da e per anni, ciò che non sarà ristoro diverrà probabilmente un risarcimento riconosciuto dalla giustizia.
Nel frattempo a pagare la scelta di scardinare nottetempo un’industria consolidata invece che programmarne e guidarne la necessaria trasformazione, sarà il contribuente.
A.M.
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