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Scaduto l’ultimatum di Tirrenia in a.s.: 30 i nomi inseriti nella richiesta danni da 180 Mln
Il concordato preventivo di Compagnia Italiana di Navigazione (società che controlla il brand Tirrenia) si complica notevolmente dopo che il suo maggiore creditore, vale a dire Tirrenia in Amministrazione Straordinaria, lo scorso 16 luglio ha intimato, attraverso lo studio legale Ricciardiello&Partners di Bologna, il rimborso di 180 milioni di euro equivalenti al saldo ancora non […]
Il concordato preventivo di Compagnia Italiana di Navigazione (società che controlla il brand Tirrenia) si complica notevolmente dopo che il suo maggiore creditore, vale a dire Tirrenia in Amministrazione Straordinaria, lo scorso 16 luglio ha intimato, attraverso lo studio legale Ricciardiello&Partners di Bologna, il rimborso di 180 milioni di euro equivalenti al saldo ancora non versato relativo al prezzo d’acquisto dell’ex compagnia di navigazione pubblica.
Quella lettera datata 19 luglio, che SHIPPING ITALY ha potuto visionare, concedeva 15 giorni di tempo (scaduti ieri 3 agosto) per “corrispondere a Tirrenia in A.S. a titolo di risarcimento danni la somma di 180 milioni”, esattamente quanto dovuto e ancora non saldato da Moby.
Si tratta però di una richiesta di risarcimento danni a carico di tutti coloro che negli anni scorsi hanno rivestito incarichi di amministratori, consiglieri e sindaci in Moby e nella controllata Compagnia Italiana di Navigazione (Cin). In totale sono 30 i nomi a cui la richiesta danni è indirizzata: Gianpiero Galgani, Eugenio Minici, Vincenzo Onorato, Serena Giovidelli, Massimo Mura, Beniamino Carnevale, Eliana Marino, Achille Onorato, Alessandro Onorato, Giuseppe Savarese, Stefania Visco, Pietro Manunta, Amelia Lavalle, Giovanni Cimmino, Matteo Savelli, Marco Bariletti, Silvio Di Virgilio, Fabrizio Palenzona, Giuseppe Bivona, Luigi Parente, Ettore Morace, Giovanni Cerruti, Francesco Izzo, Piero Alonzo, Emiliano Nitti, Paolo Giorgio Bassi, Bruno Romano, Laura Sora, Luigi Giancaspero e Lorenzo Riposati.
Nella lettera firmata dagli avvocati Riccardo Ricciardiello e Alessandro Moriconi, incaricati dai tre commissari straordinari di Tirrenia in Amministrazione Straordinaria (Beniamino Caravita di Toritto, Gerardo Longobardi e Stefano Ambrosini) vengono richiamate “gravissime condotte imputabili: (i) agli organi di gestione e controllo di Compagnia Italiana di Navigazione; (ii) in riferimento all’abusiva attività di direzione e coordinamento alla società controllante Moby Spa nonché all’organo di gestione di Moby anche in concorso con gli organi di gestione e controllo di CIN; (iii) in riferimento all’abusiva attività di direzione e coordinamento di Onorato Armatori quale società esercente attività di direzione e coordinamento del gruppo Moby”.
Più nel dettaglio, nel mirino di questa richiesta di risarcimento sono finite diverse attività svolte, a partire dai “bonifici bancari effettuati upstream antecedentemente alla presentazione del ricorso per l’ammissione alla procedura di concordato preventivo”, così come sotto accusa è stata messa anche la presunta “retrodatazione dello stato di insolvenza quantomeno all’esercizio 2016 e l’emissione del prestito obbligazionario con dazione di garanzie in frode ai creditori” secondo i promotori dell’azione legale. Il terzo punto contestato è “l’azzeramento del credito di CIN verso Moby pari a euro 128,5 milioni”, così come “le ulteriori distrazioni di finanza a favore di Moby”, nonché “l’attività di direzione e coordinamento abusiva di OP (che starebbe per Onorato Armatori, ndr) attraverso Moby e il conflitto d’interessi degli amministratori di CIN” e ancora “la mancanza di assetti organizzativi adeguati idonei alla prevenzione e gestione tempestiva della crisi – la mancanza di indipendenza degli organi di gestione e controllo”. I legali evidenziano poi “la contrarietà dei bilanci d’esercizio e consolidati ai principi di verità, chiarezza e correttezza”.
Secondo gli avvocati che tutelano gli interessi dei commissari straordinari dell’ex compagnia di navigazione pubblica “in assenza delle predette condotte distrattive il credito di Tirrenia in a.s. sarebbe stato integralmente soddisfatto, mentre proprio tali condotte hanno determinato l’interruzione della continuità aziendale di CIN e la spirale negativa che ha compromesso inopinatamente le prospettive di recupero del credito fino, nella migliore delle ipotesi, al 20% proposto nell’ambito del concordato”.
La lettera dello studio Ricciardiello&Partners conclude affermando: “Appare di ogni evidenza che gli organi di gestione e controllo di CIN, il socio di controllo Moby e i suoi amministratori, Onorato Armatori in concorso fra loro hanno causato un danno diretto a Tirrenia”, “gli amministratori hanno violato ogni regola di diligenza e di corretta gestione societaria aggravando il dissesto del gruppo e ponendo in essere condotte distrattive e in conflitto d’interessi”. “Quanto all’organo di controllo di CIN – aggiungono – è di tutta evidenza che il collegio sindacale non ha effettuato le verifiche e ispezioni che avrebbe dovuto svolgere sulla correttezza dell’operato dell’organo di gestione”. A Moby e Onorato Armatori vengono contestate condotte che configurerebbero un “esercizio abusivo dell’attività di direzione e coordinamento di cui sono responsabili la capogruppo e gli enti che di fatto esercitano tale attività oltre a coloro che hanno preso parte al fatto lesivo e che ne hanno tratto beneficio”.
Gli stessi legali incaricati aggiungono che “in assenza delle soprarichiamate condotte distrattive CIN avrebbe avuto un patrimonio metto largamente positivo al 31.12.2018 (pari a circa 234 milioni), che invece è divenuto negativo (per euro 8,3 milioni) per effetto della distrazione di somme di cui al credito di CIN v/ Moby (per euro 69,8 milioni), al rilascio di garanzie ipotecarie sulle navi a beneficio della stessa (per euro 77 milioni), nonché alla distribuzione dei dividendi e al rimborso del capitale (per euro 85 milioni).
Nicola Capuzzo