Cosa manca ancora prima che il Mar Mediterraneo diventi Seca
Il progetto di rendere l’intero Mar Mediterraneao una sulphur emission control area (Seca) sta lentamente proseguendo. Un aggiornamento sul tema è stato offerto agli armatori italiani da Confitarma che con una circolare ha informato le aziende associate in merito ai recenti sviluppi sull’intenzione della maggior parte degli stati affacciati sul Mar Mediterraneo di creare una […]
Il progetto di rendere l’intero Mar Mediterraneao una sulphur emission control area (Seca) sta lentamente proseguendo. Un aggiornamento sul tema è stato offerto agli armatori italiani da Confitarma che con una circolare ha informato le aziende associate in merito ai recenti sviluppi sull’intenzione della maggior parte degli stati affacciati sul Mar Mediterraneo di creare una Seca in questa regione.
La confederazione nella sua comunicazione ricorda che “il principale strumento legislativo internazionale dedicato alle emissioni del trasporto marittimo è l’Annesso VI (entrato in vigore nel 2007) alla Convenzione Marpol 73/78 dell’Imo, che tratta anche le emissioni di SOx (Sulphur Oxides) e, nel definire i limiti da rispettare a livello globale, esso prevede l’istituzione di aree speciali soggette a vincoli più severi, identificate con l’acronimo di Seca (Sulphur Emission Control Area). Dal 1° gennaio 2020 il limite di tenore di zolfo nelle acque marittime mondiali è stato portato al valore massimo pari allo 0,5% (dal 3,5% precedente, una riduzione dunque del 75%). Nelle aree designate come Seca detto limite è pari allo 0,10%”.
Nell’ambito del processo previsto dell’International Maritime Organization, gli Stati devono aver ratificato la Convenzione Marpol 73/78 per poter promuovere congiuntamente una proposta di istituzione di area di controllo delle emissioni. “Egitto, Bosnia, Algeria, Libia, Libano e Israele non hanno ancora ratificato l’Annesso VI alla Marpol, mentre Israele ratificherà quest’anno, per l’Egitto il processo è tuttora in corso e infine non si sa se Libia e Algeria lo ratificheranno nel prossimo futuro” spiega Confitarma. “Di conseguenza, l’Imo deve esprimersi sul fatto che sia possibile co-sponsorizzare la proposta senza aver ratificato l’Annesso. In caso contrario, detta proposta dovrà essere co-sponsorizzata solo dagli Stati contraenti e si stipulerà che tutti gli Stati costieri debbano essere d’accordo con l’istituzione della Seca”.
Oltre a ciò non è ancora chiaro se il Canale di Suez debba rientrare nell’area di controllo delle emissioni.
“I prossimi passi saranno i seguenti: presentazione della proposta al Marine Environment Protection Committee (MEPC) nel 2022; eventuale entrata in vigore il 1° gennaio 2025″ precisa ancora la Confederazione Italiana Armatori. Ce infine rammenta che, “a partire dal 1 marzo 2020, è entrata in vigore un’altra misura decisa dall’Imo, il carriage ban, cioè il divieto di trasportare a bordo delle navi combustibile non conforme (oltre lo 0,5% in aree non Seca) destinato a finalità operative (cioè, escludendo il prodotto idrocarburico trasportato come mero carico commerciale) con l’unica eccezione per le unità equipaggiate con impianti di abbattimento delle emissioni (scrubber)”.
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