Ceduti e rimorchiati (da Cafimar) in Turchia i due bacini galleggianti di Palermo
Ha lasciato ieri il porto di Palermo e si appresta a passare per lo Stretto di Messina il più grande dei due bacini galleggianti che per anni hanno stazionato nello scalo siciliano, da tempo ormai in condizioni di degrado. Rilevati lo scorso maggio dalla palermitana Vulcano Shipyard nella gara indetta dalla locale AdSP per conto […]
Ha lasciato ieri il porto di Palermo e si appresta a passare per lo Stretto di Messina il più grande dei due bacini galleggianti che per anni hanno stazionato nello scalo siciliano, da tempo ormai in condizioni di degrado.
Rilevati lo scorso maggio dalla palermitana Vulcano Shipyard nella gara indetta dalla locale AdSP per conto della Regione Siciliana, entrambe le strutture sono infatti state cedute recentemente a “un cantiere di Yalova specializzato in riparazioni”, che non intende demolirle ma anzi le “ripristinerà per poterle utilizzare per le sue attività”, spiega a SHIPPING ITALY Salvatore Adorno, figlio di Antonino Adorno, della famiglia cui fa capo anche Sicilship e amministratore unico della società.
Il bacino galleggiante più grande, da 52mila tonnellate, come detto è ora in navigazione al traino del rimorchiatore Porto di Roma (della flotta di Cafimar, cui fa capo Somat, concessionaria del servizio di rimorchio nello scalo), dopo le operazioni di disormeggio che ieri lo hanno ‘sganciato’ dal porto in cui si trovava dagli anni ’50. Una manovra che ha richiesto l’impiego anche di altri tre mezzi della stessa Cafimar ovvero il Nerone, l’Eduardo Morace e il Giampi. “È stato emozionante, considerato che ha rappresentato per anni un motore per l’occupazione di tutta la città, sebbene sia poi stato dimenticato” ha commentato Adorno al riguardo. Stessa sorte toccherà “entro la fine del mese” anche alla struttura più piccola, il bacino da 19mila tonnellate, ceduto allo stesso acquirente. Quanto al prezzo della vendita, aggiunge Adorno, questo è stato di “circa 2 milioni di euro” per la struttura più grande e della metà per la seconda, cifra dunque pari a circa il doppio rispetto a quella a cui Vulcano se li era aggiudicati.
Entrato in servizio nel 1953, il bacino galleggiante da 19mila tonnellate risulta inattivo dal 2011, mentre il ‘collega’ da 52mila Tpl, solo di poco più giovane (essendo entrato in operatività nel 1957), è fermo dal 2008.
F.M.
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