Coca Cola bypassa la scarsa capacità di stiva container caricando su tre navi bulk carrier
Alla ricerca di un introvabile spazio in stiva per movimentare le sue merci (in particolare quelle necessarie per mantenere operative le sue linee di produzione), il reparto logistico di Coca Cola ha deciso di utilizzare tre navi dry bulker anziché ricorrere come al solito a box caricati a bordo di portacontainer. Le tre unità – […]
Alla ricerca di un introvabile spazio in stiva per movimentare le sue merci (in particolare quelle necessarie per mantenere operative le sue linee di produzione), il reparto logistico di Coca Cola ha deciso di utilizzare tre navi dry bulker anziché ricorrere come al solito a box caricati a bordo di portacontainer. Le tre unità – ha annunciato il direttore procurement della multinazionale, Alan Smith – saranno caricate questa settimana con oltre 60 tonnellate di materiali (all’interno di big bag), equivalenti a 2.800 Teu.
Oltre che con la necessità di assicurarsi uno spazio altrimenti irreperibile, la decisione di Smith – presa, ha spiegato, in collaborazione con i partner e i fornitori – è stata però motivata anche da altri fattori, in primis la possibilità di far così arrivare la merce in porti non congestionati (come quelli in cui sarebbero approdate invece le portacontainer) e procedere quindi con operazioni più fluide.
Nel dettaglio le tre unità handysize saranno la Aphrodite M (34.399 dwt, di Empire Bulkers’), la Weco Lucilia C di Nomikos’ (35.009 dwt) e la Zhe Hai 505 (di Zhejiang Shipping’s, da 35.130 dwt).
Rispondendo a varie domande, Smith ha anche spiegato che questa strada non comporterà viaggi via nave aggiuntivi (dato che la stessa merce, se avesse viaggiato in container, non avrebbe potuto essere caricata su una sola nave dovendo raggiungere tre destinazioni diverse) e che anche il numero di camion che saranno impiegati a terra per le tratte finali sarà equivalente.
Smith, che negli ultimi mesi ha tenuto posizione piuttosto critiche verso la situazione dei trasporti containerizzati e in particolare verso i carrier, non si è detto molto impressionato dal calo che ora sembra riscontrarsi nei noli marittimi per l’invio di container dalla Cina verso gli Usa (e che secondo Caixin Global sarebbe dovuto ai problemi di approvvigionamento di energia delle fabbriche cinesi, che hanno quindi rallentato la produzione).
“Con un grave arretrato di merci [da smaltire] e prestazioni puntuali inferiori al 10%, puoi avere tutti i noli bassi del mondo, ma questo non farà muovere la tua merce. Equipment, garanzia di spazio e status di priorità sono le mie prime richieste […], il prezzo è l’ultimo punto della lista”.
La scelta di Coca Cola rappresenta una novità nel panorama di iniziative creative prese da vari caricatori (o beneficial cargo owner) per cercare di sottrarsi alle difficoltà che attraversano i trasporti via mare di container, in cui sono ormai numerosi i player che ultimamente hanno optato per il noleggio diretto di navi portacontainer. A questa lista, che finora comprendeva Walmart, Ikea, Home Depot e Costco, va ora ad aggiungersi – riferisce Splash24/7 – anche il nome di Target, ottava catena retail degli Stati Uniti, che ha spiegato di aver optato per questa mossa in vista del picco delle vendite che si attende per la fine dell’anno.
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