Firmato il decreto attuativo per i fondi alla demolizione dei relitti abbandonati nei porti italiani
Ormai si attende solo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma per il decreto attuativo che concretizzerà lo stanziamento di 12 milioni di euro deciso con l’ultima legge di bilancio per finanziare la rimozione di relitti navali dai porti è ormai cosa fatta. Dopo una lunga gestazione, il testo è infatti stato predisposto dai Ministeri competenti […]
Ormai si attende solo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma per il decreto attuativo che concretizzerà lo stanziamento di 12 milioni di euro deciso con l’ultima legge di bilancio per finanziare la rimozione di relitti navali dai porti è ormai cosa fatta.
Dopo una lunga gestazione, il testo è infatti stato predisposto dai Ministeri competenti (Infrastrutture e Mobilità Sostenibili e Difesa) e SHIPPING ITALY lo pubblica qui. Dall’entrata in vigore, le Autorità di Sistema Portuale avranno 60 giorni per presentare le proprie domande alla competente direzione del Mims per indicare le attività di rimozione o spostamento per le quali si chiede il beneficio e la scelta fra le relative attività di riciclaggio, demolizione o vendita.
A quel punto, entro 30 giorni, il Mims dovrà approvare l’elenco degli interventi ammessi al fondo con l’indicazione degli importi assegnati (su base proporzionale nel caso in cui le richieste superino lo stanziamento: 2 milioni per il 2021 e 5 milioni l’anno per 2022 e 2023, al netto di quanto riservato alla Marina Militare: 1,5 milioni nel 2021 e 3 milioni l’anno nel biennio successivo).
Per provvedere a rimozione o spostamento e poi a riciclaggio o demolizione le Adsp dovranno procedere con procedure ad evidenza pubblica (allo scorso luglio solo il genovese San Giorgio del Porto rientrava, in Italia, fra gli stabilimenti inseriti nell’elenco Ue di quelli autorizzati a tali operazioni; a breve dovrebbe rientrarvi anche la società ad esso collegata Piombino Industrie Marittime). Qualora le attività in questione fruttino loro dei ricavi, questi dovranno essere riversati ad alimentare il fondo stesso. L’ultimo articolo disciplina la procedura che dovrà essere seguita dalla Marina Militare per i mezzi da essa radiati presenti negli arsenali di la Spezia, Augusta e Taranto.
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