Incaglio sul green pass in porto: preoccupazione su Trieste e i camionisti a Genova
A poco più di 24 ore dall’entrata in vigore della norma sul green pass la situazione generale resta caotica nei porti, seppure solo in alcuni nodi. Il caso limite è quello di Trieste. L’invito del Ministero degli Interni a fornire gratuitamente tamponi ai dipendenti sprovvisti di green pass è stato raccolto dalle imprese, ma il […]
A poco più di 24 ore dall’entrata in vigore della norma sul green pass la situazione generale resta caotica nei porti, seppure solo in alcuni nodi. Il caso limite è quello di Trieste.
L’invito del Ministero degli Interni a fornire gratuitamente tamponi ai dipendenti sprovvisti di green pass è stato raccolto dalle imprese, ma il Comitato Lavoratori Portuali di Trieste è rimasto fermo, anche di fronte alle minacciate dimissioni del presidente dell’Autorità portuale Zeno D’Agostino: o l’obbligo di green pass/tampone sarà ritirato o sarà blocco a oltranza. Clpt ha quindi aderito alla proclamazione di sciopero della Federazione Italiana Sindacati Intercategoriali e dalla Confederazione Sindacati Autonomi Federati Italiani, dal 15 al 20 ottobre (che però la Commissione di Garanzia ha dichiarato illegittimo).
Anche a Genova diversi terminalisti (Psa, Spinelli – Gpt, Porto Petroli) hanno aperto a forniture di tamponi a loro spese, ma solo per i propri dipendenti. L’incognita resta l’indotto. La Compagnia Unica, la storica cooperativa dei camalli che fornisce manodopera temporanea ai terminal, si farà carico dei tamponi dei soci senza certificato, ma il principale punto interrogativo è costituito dai circa 4mila camionisti che ogni giorno entrano ed escono dallo scalo. Alla quota fisiologica di non vaccinati si aggiunge il problema dei numerosi autisti stranieri con vaccini non riconosciuti in Italia. È attesa una circolare ministeriale che parifichi Sputnik e simili ai vaccini nostrani ma mentre scriviamo non è ancora stata diramata. Si è lavorato per adibire aree destinate ai tamponi, ma l’unica cosa chiara è che a pagare per i camionisti non saranno né i terminalisti né le imprese di autotrasporto.
Altra incognita è la posizione del sindacato di base, che chiede sia l’Autorità di Sistema Portuale a coordinare un sistema di tamponamento generalizzato a carico delle imprese che sgravi tutti i lavoratori da qualsiasi onere: Usb ha organizzato un presidio per domani e chiesto un incontro, da cui dipenderà l’atteggiamento di venerdì, mentre le organizzazioni sindacali confederali, ferme sulla necessità che non sia il lavoratore a pagare, non hanno per ora organizzato iniziative per i casi dove ciò non succederà.
Anche l’Adsp genovese pare attendere e del resto a livello nazionale non si è ancora giunti a una sintesi. Assoporti, l’associazione che riunisce gli enti portuali, ha solo annunciato una nota per domani, dato che è in corso la ricognizione dei singoli porti. Alcuni dei quali – è il caso di Livorno, Venezia, Napoli – hanno già concluso di non ritenere vi saranno criticità. Ad ogni modo Assiterminal, nella libertà lasciata agli associati, caldeggia un’iniziativa convenzionale da parte del pubblico, che porti a prezzi calmierati dove il bisogno di tamponi sarà più sentito, mentre Fise Uniport non ha preso posizioni ufficiali.
Note le reazioni suscitate a livello politico dall’ingerenza degli Interni su porti e logistica, a livello associativo è stata Federlogistica ad attaccare duramente, con il presidente Luigi Merlo che ha parlato di commissariamento del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili e di deroga ad personam per Trieste (con riferimento all’invito alle imprese a farsi carico dei tamponi). La viceministra Teresa Bellanova ha provato a replicare, affermando che non c’è “nessuna deroga, nessun trattamento di favore” e che “la posizione del Governo è chiara e non può essere messa in discussione”, ma in realtà il Mims continua a latitare persino nell’emanazione del protocollo con le linee guida per i controlli.
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