E se invece di Grimaldi fosse lo Stato a ‘comprarsi’ il porto di Igoumenitsa?
Nel consueto intervento sulle colonne domenicali de Il Sole 24 Ore il direttore dell’Agenzia delle Dogane Marcello Minenna ha lanciato un’idea suggestiva: sarebbe strategico per l’Italia partecipare alla procedura avviata dalla Grecia per la ‘privatizzazione’ (in realtà cessione di quote di maggioranza delle società pubbliche concessionarie) dei suoi scali e in particolare, come ha fatto […]
Nel consueto intervento sulle colonne domenicali de Il Sole 24 Ore il direttore dell’Agenzia delle Dogane Marcello Minenna ha lanciato un’idea suggestiva: sarebbe strategico per l’Italia partecipare alla procedura avviata dalla Grecia per la ‘privatizzazione’ (in realtà cessione di quote di maggioranza delle società pubbliche concessionarie) dei suoi scali e in particolare, come ha fatto la Cina al Pireo anni fa, crearsi a Igoumenitsa un’enclave dall’altra parte dell’Adriatico.
Questo il ragionamento espresso in premessa da Minenna. “Nell’ultimo decennio – scrive il direttore delle Dogane – il decollo dell’iniziativa strategica di espansione commerciale cinese noto come ‘Nuova Via della Seta’ sta modificando radicalmente le modalità di trasporto merci tra Oriente ed Europa. Nel 2020, nonostante la pandemia, è stato registrato un incremento degli investimenti in infrastrutture e nei trasporti ferroviari di oltre il 64% rispetto al 2019 sulla rotta eurasiatica. Come conseguenza, il traffico marittimo da est intercettabile dalle nostre infrastrutture portuali è in tendenziale riduzione: urge un ripensamento della strategia di posizionamento degli hub commerciali del Paese”.
Non chiarissima la suddetta “conseguenzialità”; lo è ancor meno quella successiva: “In prospettiva, con le nuove tendenze acquisirebbe influenza nel Mediterraneo una rete integrata tra i porti di Gioia Tauro, Bari/ Brindisi, Trieste, Ravenna, Genova e il porto greco di Igoumenitsa, a presidio dei flussi commerciali orientali: un esagono di fitte interconnessioni marittime. Di conseguenza il porto greco di Igoumenitsa – secondo scalo marittimo della Grecia dopo il Pireo (un dato invero non risultante nei numeri Eurostat, ndr) si propone come la scelta logica per implementare una strategia di acquisizione di asset esteri”.
Sarà, anche se lo stesso Minenna sa e scrive che Igoumenitsa è un porto piccolo (“nel 2019 transitavano per il porto oltre 2,7 milioni di passeggeri e 3,7 milioni di tonnellate di merce”), limitato a traffico regionale operato su ro-ro: “Giova alle performance la buona interconnessione del porto con la rete ferroviaria e l’accesso diretto al sistema autostradale principale della Grecia. Se si esclude la movimentazione di grandi containers che non possono transitare per lo scalo, il traffico merci di Igoumenitsa appare in robusta crescita e comparabile con quello del Pireo, soprattutto per quanto riguarda il trasporto roll on-roll off (ro-ro). Il trasporto ro-ro sull’hub di Igoumenitsa rappresenta, a metà 2021, la quasi totalità del traffico merci (96,81%) mentre si ferma all’11,04% nel Pireo”.
Come che sia, la “acquisizione dell’infrastruttura” portuale di Igoumenitsa gioverebbe agli interessi nazionali italiani secondo il numero uno delle Dogane, che ha già pensato anche alla modalità per finanziare l’operazione senza incidere sul debito pubblico: “L’idea è rimettere in gioco il ruolo dello Stato come garante in sinergia con il risparmio privato. Il governo costituisce una società veicolo che emetta ABS (Asset-Backed-Securities) a controllo pubblico ma fuori dal perimetro contabile dello Stato. L’aderenza del progetto al piano n.3 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ‘Intermodalità e logistica integrata’ dovrebbe permettere, a fronte dei necessari upgrades all’infrastruttura, di emettere titoli certificabili come green o sustainability bonds secondo la classificazione Cbi/Icma”.
In tutto questo Minenna, che conclude con una sorta di invito al Governo (“Si può fare”), non fa menzione del fatto che per il porto di Igoumenitsa molti sono gli interessi già ufficialmente emersi, tutti privati, fra cui quello del Gruppo Grimaldi: chissà che ne pensa Guido Grimaldi, vertice del colosso napoletano e dell’associazione Alis, nelle cui vesti ha incontrato pochi giorni fa chi di una simile operazione dovrebbe essere fra i protagonisti, il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio (accreditato fra i principali supporter proprio di Minenna)?
A.M.
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